Il giudice lo fa scarcerare per mandarlo in comunità Fuggito il dj picchiatore

Nell'ordine del gip non prevista la «scorta» E così lo spagnolo malato di mente è sparito

Luca Fazzo

Milano È un pericolo per gli altri e soprattutto per se stesso: eppure la magistratura lo ha buttato fuori dal carcere come se niente fosse, senza avvisare nessuno, spedendolo allo sbaraglio. Quando venne arrestato, dopo avere aggredito senza motivo una sfilza di passanti per le strade di Milano, ci si accorse subito che Nicolas Lecumberri, 23 anni, non era un criminale che si divertiva a picchiare la gente a casaccio, ma un ragazzo dalla mente malferma, da anni in cura con dosi massicce di psicofarmaci. Il caso del «dj picchiatore», come era stato etichettato dai giornali, si rivelò soprattutto un caso umano.

Lecumberri, come era inevitabile finì ugualmente in prigione. E dalla prigione è uscito giovedì pomeriggio, su ordine di un giudice preliminare. Lo hanno convocato all'ufficio matricola di San Vittore, gli hanno restituito i documenti e i soldi che aveva con sé al momento dell'arresto, e lo hanno accompagnato alla porta del vecchio carcere milanese. Da quel momento, nessuno sa che fine abbia fatto. Ha chiamato brevemente i genitori in Spagna per dire tutto contento «mi hanno liberato». Poi ha smesso di rispondere al telefono.

Il problema è che Lecumberri non doveva tornare libero. Il giudice si era limitato ad accogliere la richiesta dei difensori che chiedevano il suo trasferimento in una comunità di recupero, viste le sue condizioni mentali. Provvedimento in sé impeccabile. Il problema è che il giudice ha stabilito che il trasferimento dal carcere alla comunità avvenisse «senza scorta»: Lecumberri sarebbe dovuto uscire da San Vittore, andare alla stazione, prendere un treno fino a Varazze, dove si trova la comunità, e autoconsegnarsi. Come si potesse immaginare che un ragazzo nelle sue condizioni seguisse a puntino le indicazioni è un mistero. Certo, avrebbero potuto accompagnarlo i familiari o i difensori. Peccato che nè gli uni nè gli altri fossero stati avvisati. L'ordine è arrivato solo alla direzione del carcere, che non ha potuto fare altro che scaraventare il detenuto fuori, nella canicola di un mondo in cui non si sa muovere. Che il ragazzo fosse uscito i difensori lo hanno saputo quando hanno ricevuto la chiamata dei genitori di Nicolas.

A quel punto è iniziata la corsa contro il tempo, per rintracciare il giovane prima che compisse qualcos'altro di drammatico. Il suo avvocato Alessia Generoso ha passato la notte a frugare stazioni ferroviarie e terminali di autobus. Niente da fare. Ieri mattina è partita la segnalazione a Chi l'ha visto, con la richiesta a chiunque lo incontrasse di mettersi in contatto con i legali. E a fine mattinata parte un comunicato assai aspro contro la leggerezza con cui il «dj picchiatore» è stato rilasciato: i legali denunciano «l'assurdità del comportamento di polizia, e magistratura ha creato un rischio per il ragazzo e per gli altri.

A che pro tenerlo in carcere per più di un mese in quanto «pericoloso» e a rischio di fuga, se poi lo si lascia libero nel mondo senza scorta? Nicolas non è responsabile? Avrebbe allora dovuto esserlo la magistratura e lo Stato».

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