Un giudice attacca Costa: chi soffia sul fuoco si scotta

Salvati, magistrato in Calabria, attacca sui social il deputato di Azione. Ma finisce subissato dalle critiche

Un giudice attacca Costa: chi soffia sul fuoco si scotta

La vera notizia, alla fine, è che a difendere il giudice Antonio Salvati non si è alzato praticamente nessuno. Fino a poco tempo se un politico entrava in rotta di collisione con un magistrato, il destino del primo era venire sepolto dall'indignazione popolare in nome della legalità eccetera. Ieri invece quando Enrico Costa, deputato di Azione, finisce nel mirino del giudice Salvati a uscirne malconcio è l'uomo in toga. Contro il quale, nella bufera di tweet, si abbatte soprattutto l'incredulità: «ma davvero lei fa il magistrato??».

Eh sì, i tempi stanno cambiando. Ad aprire il caso è il commento - oggettivamente sacrosanto - che Costa dedica in mattinata ad una notizia accuratamente nascosta dai giornali di Ferragosto: l'assoluzione con formula piena, «il fatto non sussiste», dell'ex consigliere regionale valdostano Marco Sorbara, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa, fiore all'occhiello dell'inchiesta «Geenna» della procura di Torino, e condannato in primo grado a dieci anni di carcere. «Oltre 900 giorni di custodia cautelare», ricorda Costa: «Sono andati a prenderlo di notte alle 3.15, 45 giorni di isolamento, per 33 non ha visto nessuno. Fiumi di pagine sull'inchiesta. Poche righe dopo l'assoluzione». Ci sarebbe, come si vede, poco da ribattere: e peraltro, nella circostanza, Costa sembra prendersela più con i giornali che con i giudici. Ma il suo tweet non sfugge all'attenzione del giudice Salvati, che a Reggio Calabria si occupa di cause di lavoro, ma è anche molto attivo nei forum antimafia e per la legalità. E Salvati, dal suo account @Antonio_acco, ribatte a Costa: «Nessun riferimento agli atti, alla possibile complessità della vicenda, ad eventuali prove sopravvenute in dibattimento. Complimenti per la completezza e la competenza. Io continuo a dirglielo, caro Costa: se soffiate sul fuoco vi scottate pure voi...».

Avvertimento, promessa, minaccia, frase infelice? Di sicuro c'è che il primo a restare esterrefatto dal messaggio di Salvati è proprio Costa: «È normale che un magistrato scriva questa frase?», si chiede il parlamentare calendiano. Da lì in poi, è una valanga di critiche. Salvati cerca di uscirne in qualche modo, «non era una minaccia e mi dispiace che sia stata percepita così», ma ormai il danno è fatto. «Volevo solo dire che alimentare il discredito sulle istituzioni solo per qualche like fa male a tutte le istituzioni», cerca di spiegare il giudice. «Io mi arrabbio - dice - quando sento dire che i politici sono tutti ladri». Infine, ultimo tentativo di uscire dai guai, Salvati dice che si trattava non di una minaccia ma di una metafora, «chiedo sinceramente scusa e sostituisco l'immagine con il segare il ramo su cui si è seduti. Mi si accuserà di essere un disboscatore seriale?». Però poi ritorna ad accusare Costa, con la sua denuncia delle sofferenze ingiustificate inflitte al consigliere valdostano, di «alimentare sfiducia e malcontento».

Ma il bis non fa altro che rendere più evidente l'isolamento in cui il giudice calabrese viene a trovarsi nel bailamme dei social network, mentre il tweet di Costa viene rilanciato invece da una serie di colleghi: a Carlo Calenda e Guido Crosetto si aggiunge in serata anche Matteo Renzi.

Sullo sfondo, una vicenda tragica come quella di Marco Sorbara, che all'indomani della sentenza di assoluzione ha raccontato in una intervista al Dubbio l'allucinante esperienza attraversata. A partire dalla prima notte in carcere, con le lenzuola già intrecciate e pronte per impiccarsi alle sbarre.

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