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Il giudizio di Cassese su Conte: "Il primo decreto era fuori legge"

Secondo il giurista si è verificata un’usurpazione dei poteri da parte del presidente del consiglio. Poi sottolinea che Palazzo Chigi ha emanato “una serie di norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie"

Il giudizio di Cassese su Conte: "Il primo decreto era fuori legge"

Ha definito il primo decreto di Conte “fuori legge” perché “non fissava un termine; non stabiliva le modalità di esercizio dei poteri”. Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, è stato molto duro con l’operato del premier nella gestione politica dell’emergenza coronavirus. Lo ha ribadito ieri in un’intervista al quotidiano Il Dubbio, edito dal Consiglio nazionale forense.

Il giudizio sul premier

Il giurista ha spiegato che a palazzo Chigi siede un professore di diritto che avrebbe dovuto rimandare indietro i decreti e non firmarli. Secondo Cassese, l’esecutivo ha emanato “una serie di norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme”. E ha aggiunto che questo cattivo andamento è dovuto agli uffici di palazzo Chigi incaricati dell’attività legislativa.

L’accademico sottolinea come Parlamento e Presidente delle Repubblica siano rimasti esclusi nell’elaborazione delle norme, “senza neppure il motivo dell’urgenza, perché l’uno e l’altro organo hanno corsie preferenziali o di emergenza”, come specificato dallo stesso Cassese.

Quest’ultimo ha poi evidenziato che sarebbe bastato “ricorrere, almeno per quelli più importanti, a decreti presidenziali” invece di abusare dei decreti del premier. In sostanza, secondo il giurista si è verificata un’usurpazione dei poteri da parte del presidente del consiglio. “Abbiamo assistito, da un lato, alla centralizzazione di un potere che era del ministro, nelle mani del presidente del Consiglio - ha precisato Cassese -. Dall’altro, a una sottrazione di un potere che sarebbe stato ben più autorevole, se esercitato con atti presidenziali”.

L’ipotesi Cartabia

Ieri è quindi venuta meno la fiducia dei poteri forti verso Conte. Come riporta La Verità, non è solo l’emergenza coronavirus ad aver incrinato questo rapporto ma anche altri due fattori. In primo luogo, la mancanza di un programma definito per la ripartenza e l’aiuto alle attività economiche. In secondo luogo, la decisione del premier di attaccare duramente le opposizioni durante l’ultima conferenza stampa.

Per comprende cosa si stia muovendo dietro il malcontento dei giuristi verso Conte, occorre guardare alla Corte Costituzionale.

La Consulta è presieduta da Marta Cartabia, stimata da Cassese e da Matteo Renzi e in ottimi rapporti con Sergio Mattarella. Secondo il quotidiano diretto da Belpietro, si sta pensando proprio a Cartabia come possibile successore di Conte, oltre a Mario Draghi. A fine marzo la giurista è risultata positiva al coronavirus.

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