Sanità, giudice Cassese attacca così le Regioni: "Fanno troppe cose e male"

Il giudice emerito della Corte Costituzionale evidenzia che "dopo il 1970 alle Regioni sono state assegnate troppe funzioni, che svolgono con notevole affanno"

Sanità, giudice Cassese attacca così le Regioni: "Fanno troppe cose e male"

Il servizio sanitario è definito nazionale perché deve avere una organizzazione e un funzionamento uniforme sul territorio”. Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, entra nel dibattito sulla sanità. Ieri il vicesegretario del Partito democratico Andrea Orlando ha sottolineato la necessità “di far tornare in capo allo Stato centrale le competenze” di questo settore, una volta superata l'emergenza coronavirus. Sulla stessa linea d’onda il leader del Movimento 5 Stelle Vito Crimi, il quale ha ricordato la differenza di trattamento delle Regioni. A questo proposito, Cassese evidenzia che “dopo il 1970 alle Regioni sono state assegnate troppe funzioni, che svolgono con notevole affanno”.

L’accademico spiega le motivazioni che a suo modo di vedere hanno portato lo Stato a non assumere un atteggiamento più forte in questa fase storica. Secondo il giurista, il primo punto riguarda il ruolo delle Regioni e dell’esecutivo. “Da un lato - prosegue -, vi sono presidenti di Regioni che fanno la voce grossa perché hanno una investitura presidenzialistica, diretta, popolare. Dall’altro un governo centrale con una maggioranza precaria e persone con scarsa esperienza”. Sui ministri, Cassese dice che comunque stanno “tenendo la barra” se si fanno paragoni con quello che succede nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Brasile. Il secondo punto evidenziato dal professore riguarda i governatori delle Regioni del Nord guidate dalla Lega. Per Cassese, verso di esse il governo “si è trovato in posizione di minorità, per ragioni che si spiegano con le vicende della politica italiana degli ultimi due anni”.

In un'intervista al Messaggero, il giurista precisa che, quando sarà finita l’emergenza Covid-19, occorrerà trasferire il servizio sanitario allo Stato o comunque a un organo Stato-Regioni. Cassese afferma che si tratta di una proposta avanzata già da tempo. Secondo il giusta, bisogna decidere i servizi da fornire a livello centrale e quelli da offrire a livello regionale. “Mi pare naturale - continua - dopo esattamente cinquanta anni di esperienza regionale in Italia, fare un “check up. Dopo tanti anni, compiti che una volta era bene svolgere in periferia vanno assegnati a organi nazionali, e viceversa”.

L'accademico ricorda infine che l'articolo 120 della

Costituzione consente già all'esecutivo di sostituirsi alle Regioni in casi di pericolo grave per l’incolumità, mentre la legge 833 del 1978 assegna al ministro della Salute il compito di intervenire in caso di epidemie.

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