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Dalla giustizia a Dibba. Conte strizza l'occhio ai grillini d'opposizione

Spaventato dai sondaggi, prova a recuperare l'ala più ortodossa: "Smontiamo la Cartabia"

Dalla giustizia a Dibba. Conte strizza l'occhio ai grillini d'opposizione

Sull'altalena di Giuseppe Conte adesso è la volta dei messaggi a chi non digerisce Mario Draghi e non vede l'ora di tornare a votare. Frasi rivolte a chi coltiva il sogno di un ritorno a Palazzo Chigi del nuovo presidente del M5s. E quale migliore tribuna del Fatto Quotidiano per cominciare il viaggio verso la campagna elettorale del 2023. Appena eletto dagli attivisti, l'ex premier è l'unico leader di partito a gettare il cuore oltre l'ostacolo delle larghe intese, parlando di programmi elettorali e battaglie per conquistare la maggioranza alle elezioni politiche previste tra meno di due anni. Nel mondo grillino di tendenze governiste a tanti è parso al limite del paradossale il titolo dell'intervista di Conte pubblicata ieri dal quotidiano diretto da Marco Travaglio. «Nel 2023 campagna elettorale per cambiare la legge Cartabia», si legge. Il virgolettato è di Conte. «Quelli del Fatto hanno chiesto l'intervista a Rocco Casalino e hanno fatto dire a Conte quello che hanno voluto», è il pensiero dei soliti beninformati di Palazzo. Intanto si è dimesso il Comitato di Garanzia composto da Vito Crimi, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri. Un atto dovuto, per permettere il rinnovo dell'organismo, che stavolta dovrebbe essere appannaggio degli esponenti più vicini a Beppe Grillo. Il neo leader è già pressato dall'urgenza di tenere insieme spinte spesso contrapposte. Giustizialisti e neo-garantisti, governisti e anti-Draghi. Appartiene a quest'ultima categoria Alessandro Di Battista. L'avvocato con la pochette e il descamisado viaggiatore da mesi si strizzano l'occhio, in funzione antigovernativa. «Io dico ad Alessandro che con il nuovo corso del M5s farà ancora più valere i suoi valori e princìpi rispetto al passato - dice Conte - confido che possa tornare per dare il suo contributo». Il corteggiamento, se andasse a buon fine, permetterebbe al presidente di tenere agganciati al treno del M5s tanti attivisti che si rivedono nel movimentismo di Dibba. E l'ex deputato è anche un collaboratore del giornale di Travaglio, punto di riferimento dei contiani.

Sempre tra le pagine del Fatto gli osservatori più attenti hanno notato un trafiletto su Di Maio, individuato da Conte come il competitor più importante nel M5s. «Marisela e Bisignani: cade il muro Di Maio», titola a pagina 15 il quotidiano contiano. Si tratta di un corsivetto anonimo di una decina di righe che suona come una sorta di avvertimento al ministro degli Esteri. «Luigi Di Maio si fa Sistema se non Casta e abbatte tutti i muri, uno dopo l'altro», esordisce l'ignoto estensore. Il testo è corredato da alcune foto: una di Di Maio con Marisela Federici «regina dei salotti romani», una dell'ex capo politico insieme alla fidanzata Virginia Saba e un'altra della Saba, che è giornalista, mentre intervista Luigi Bisignani alla Versiliana. Bisignani è definito dal Fatto «faccendiere pluripregiudicato» e «Gran visir berlusconiano».

Un attacco in piena regola, anche se nascosto, che rivela il clima che si respira nel M5s. Tanto che i parlamentari vicini a Di Maio si aspettano «altri attacchi a Luigi nei prossimi mesi» da ambienti contiani. Altri notano come Bisignani sia anche amico di Guido Alpa, mentore di Conte.

Ed è diffusa la percezione di un neo presidente deluso dai sondaggi, sia personali sia sul Movimento. Perciò costretto a rilanciare sulla campagna elettorale e a promettere di cambiare la riforma Cartabia dopo le elezioni.

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