Intesa o fiducia: due le opzioni sul tavolo del governo per chiudere il dossier giustizia. Per ora l'intesa nella maggioranza non c'è. L'ipotesi del voto di fiducia, in vista del passaggio in Aula della riforma Cartabia, avanza. «Speravo di poter mantenere l'impegno di portare la riforma in Aula il 19 aprile, ma mi sembra molto irrealistico», ammette il presidente della Commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni.
I nodi da sciogliere restano tre: porte girevoli tra magistratura e politica, separazione delle funzioni e legge elettorale del Csm. Gli stessi nodi che non furono sciolti in Consiglio dei ministri quando fu licenziato il «testo Cartabia». Giovedì il ministro della Giustizia Marta Cartabia aveva parlato di avvicinamento tra le posizioni (il fronte Lega-Fi e Iv chiede una riforma radicale). Ma le trattative di ieri fanno registrare una brusca frenata: dopo due vertici (mattina e pomeriggio) l'accordo non c'è. Tutto rinviato ad oggi quando il ministro Cartabia alle 12 incontrerà nuovamente le forze di maggioranza provando a trovare un punto di caduta. Il rinvio ad oggi sarebbe dovuto al fatto che i leghisti avrebbero chiesto di approfondire il testo prima di dare l'ok con Matteo Salvini e Giulia Bongiorno, ieri impegnati a Palermo, dove il numero uno di via Bellerio partecipava all'udienza del processo a suo carico Open Arms. Forza Italia resta sugli scudi. Dal palco della Convention azzurra «L'Italia del futuro», Antonio Tajani avverte: «Sostegno al governo Draghi fino al 2023, ma restano aperte due questioni, la riforma del fisco e della giustizia, sulle quali non possiamo fare marcia indietro, perché rappresentano l'essenza della nostra azione politica».
Il coordinatore nazionale fissa i paletti: «Chiediamo una riforma della giustizia, che finalmente stabilisca la separazione delle funzioni e chiuda la stagione delle porte girevoli, e un sistema elettorale diverso per la scelta dei magistrati nel Csm, che non sia frutto di correntismo. Su questo stiamo trattando, siamo pronti a trovare un accordo».
Tutto dipenderà dall'incontro tra Tajani e Mario Draghi, in programma all'inizio della prossima settimana, probabilmente martedì, al rientro del premier dalla visita in Algeria. L'incontro con il presidente del Consiglio sarà preceduto da un colloquio tra Silvio Berlusconi e Tajani. Lo scoglio resta il sistema elettorale per i componenti del Csm. Tra le opzioni messe sul tavolo ieri dal Guardasigilli la soluzione del sorteggio regionale per i collegi elettorali. Fi, Lega e Iv chiedono il sorteggio temperato: un sistema giudicato a rischio costituzionalità dal ministro Cartabia. Tra i vertici azzurri sono emerse però perplessità sul sorteggio nella formazione dei collegi, siano essi composti dai distretti di Corte d'Appello siano essi composti dalle Regioni italiane. Fi avrebbe anche chiesto di abolire la quota di recupero proporzionale che gli emendamenti Cartabia prevedono, ma gli esponenti del Pd hanno detto che sono irremovibili nel difenderla. Per quanto riguarda la separazione delle funzioni, che il ddl Bonafede e gli emendamenti Cartabia fissano in un limite massimo di due passaggi di funzione, a fronte di nessun passaggio proposto da Fi e Lega, l'ipotesi a cui si lavora è di un solo passaggio. Fi vorrebbe che ci fosse anche un limite temporale entro cui il magistrato deve fare l'opzione, per esempio 10 anni, limite contro cui si schiera M5s.
Il Pd spinge: «Siamo all'ultimo miglio», commenta il parlamentare Walter Verini. Resta in assetto di guerra Italia Viva: «Un accordo di maggioranza al ribasso, le mediazioni trovate peggiorano il testo», attacca Cosimo Ferri.
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