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Giustizia, riforma a rilento Il premier: no alla fiducia

Oggi vertice decisivo, lunedì l'intero testo in commissione. Costa: se nessuno fa giochetti...

Giustizia, riforma a rilento Il premier: no alla fiducia

«Si fa melina», dicono alcuni parlamentari uscendo dall'ultima riunione sulla riforma Cartabia in commissione giustizia della Camera. Pochi voti, molte schermaglie, polemiche e attacchi a volontà nella stessa maggioranza, non si superano ancora i due primi articoli del testo.

Sergio Mattarella ha ripetuto in ogni ultima occasione che non è più il tempo dei rinvii sulla giustizia, la Guardasigilli ha chiesto a ogni partito di fare un passo indietro a favore di un accordo ma sembra che ogni forza politica lavori separatamente. E questo, alla vigilia della riunione di maggioranza che oggi pomeriggio, secondo Marta Cartabia, dovrebbe essere risolutiva, pena voto di fiducia per accelerare l'iter, anche se ieri il premier Draghi ha ricordato di aver già «promesso in cdm di non mettere la fiducia sulla riforma del Csm. La mia intenzione è mantenere fede alla promessa. Spero che le forze politiche lo prendano come un segnale di democrazia e si mostrino collaborative».

Ma nella riunione di ieri è deciso che lunedì in commissione si voterà tutto il provvedimento e questo vuol dire che, con qualche rinuncia di qua e di là, all'improvviso tutto si potrebbe sbrigliare. «Sempre - ripete Enrico Costa di Azione-, che ognuno rispetti gli impegni presi di fronte alla ministra e ai colleghi, senza fare giochini».

Intanto, il voto degli emendamenti e sub-emendamenti si arena su quello presentato dall'ex azzurra ora nel gruppo Misto Giusi Bartolozzi e poi sottoscritto da M5s, che prevede l'allineamento per fuori ruolo e incarichi direttivi di magistrati amministrativi, contabili e ordinari. Palazzo Chigi lo riscrive, distinguendo tra i primi due e gli ultimi, niente da fare, accantonato. Bocciato anche il sorteggio al Csm per la nomina dei magistrati agli incarichi direttivi e semidirettivi. «Non premia la meritocrazia», dice l'azzurro Pierantonio Zanettin. No anche ad un paio di emendamenti di Fdi, mentre si continua ad accapigliarsi. E senza toccare i punti cruciali del sistema elettorale del Csm, con sorteggio temperato chiesto da Lega, Fi, Iv e della separazione delle funzioni con riduzione dei passaggi tra giudici e pm.

La Lega si rallegra, come dice Jacopo Morrone, del parere favorevole del governo alla proposta del suo partito che prevede «punibilità sul piano disciplinare sia del magistrato che cerchi di influenzare il consigliere del Csm sia dello stesso consigliere che ometta di segnalare di essere stato avvicinato da un collega per le stesse finalità». Vedi scandalo Palamara.

Giuseppe Luigi Cucca, vicepresidente di Italia Viva in Senato, respinge l'accusa dei dem al partito di Matteo Renzi di provocare lo stallo nella maggioranza sulla riforma dell'ordinamento giudiziario: «Agli amici del Pd vorrei spiegare un concetto: qui non si tratta di votare con la destra o con la sinistra, qui si tratta di lavorare affinché la riforma del Csm sia davvero efficace. E quella proposta non lo è, come purtroppo sta accadendo sempre più spesso sui temi della giustizia. Dopo lo scandalo Palamara, dopo che i cittadini chiedono a gran voce una riforma, dovremmo far finta di nulla?».

Su Twitter Gabriella Giammanco, vicepresidente di Fi in Senato, scrive: «L'ipotesi che la riforma del Csm passi solo per finta dal Senato è irricevibile! Il Parlamento rappresenta i cittadini che da troppo aspettano questa riforma.

La ministra Cartabia, già presidente della Consulta, sa bene che la nostra Costituzione non prevede il monocameralismo».

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