Glossario semiserio della crisi

La terminologia politica resta immutabile nella storia della Repubblica, ma le parole di oggi non hanno lo stesso significato di quaranta-cinquant'anni fa

Glossario semiserio della crisi

La terminologia politica resta immutabile nella storia della Repubblica, ma le parole di oggi non hanno lo stesso significato di quaranta-cinquant'anni fa. I riti di Palazzo si consumano con modalità clamorosamente differenti rispetto al passato. Con il progresso tecnologico, i vertici governativi si sono trasformati da impenetrabili riunioni notturne con volute di fumo di sigarette e fondi di caffè sul tavolo a conferenze stampa a reti unificate (specialmente quando non ci sono notizie da comunicare). Chi non ha partecipato non resta mai escluso: a leggere l'immancabile diluvio di tweet e post non si capisce mai chi era fisicamente a Palazzo Chigi e chi chattava dal divano di casa. Forse vale la pena di compiere un excursus semiserio sul glossario rispolverato dalla maggioranza nella fase finale del governo Conte 2.

Verifica. Ieri: controllare in un vertice di maggioranza se ci sono ancora i numeri per continuare in Parlamento e quindi non andare tutti a casa. Oggi: liberarsi di un presidente del Consiglio, manco eletto in Parlamento, che da due anni e mezzo si è sostituito a partiti votati da milioni di italiani. In epoca buonista non si trovano più politici disposti a fare da killer sotto i riflettori. Renzi è troppo maldestro, lascia impronte ovunque e viene sempre colto in flagrante dal metronotte. I vecchi Dc, specialmente quelli casa e chiesa, spegnevano le luci e avvitavano il silenziatore alla canna della pistola.

Rimpasto. Ieri: cari alleati, le ultime elezioni hanno indicato che il partito X è cresciuto di 1,7 punti e l'altro è calato dell'1,4%. Inoltre la corrente X ha dimostrato all'ultimo congresso nazionale che non può accontentarsi di due ministeri di terza fascia. Ergo, fate spazio ai trombati. Oggi: cari alleati, lo sanno tutti che il ministro X e il ministro Y sono impresentabili. Però se li facciamo fuori ammettiamo la colpa di avere miracolato due incapaci. Facciamo finta di nulla. Ma se la barca dovesse affondare, gettate sulla scialuppa due salvagenti in meno.

Riequilibrio. Ieri: cari alleati, se guardiamo a destra non ha più senso cercare collaborazione a sinistra (e viceversa). Quel ministro destroide è fuori dal tempo, quel ministro comunistoide è patetico. Oggi: cari alleati, le ultime elezioni con qualche valenza politica (Europee 2019) le ha vinte la Lega di Salvini che oggi, tra un mojito e un'inchiesta per sequestro di persona, abbiamo confinato all'opposizione. E poiché il Pd non vince un'elezione politica dai tempi di Prodi, ci diamo appuntamento il lunedì sera alle 20. Guardiamo insieme il sondaggio Swg di TgLa7 di Mentana e ricalcoliamo i ministeri da distribuire.

Lealtà. Ieri: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione». Oggi: giuro che guidare un governo con Salvini e l'altro con Zingaretti non mi esime dal crearne un terzo per fare ministro qualche rompiscatole da tenere buono.

Opposizione. Ieri: avete perso le elezioni, rassegnatevi. Ma visto che il Paese è spaccato vi concediamo la presidenza di Camera e del Senato per fare vedere che non siamo i tiranni che dipingete voi.

Oggi: il nuovo corso è parlare sempre bene dell'opposizione e invitarla pubblicamente a un proficuo confronto tra pari. Poi a microfoni spenti richiamarsi al Marchese del Grillo: perché io so' io e voi e voi non siete un c...

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