
L'Italia torna a godere di una stagione di fiducia sui mercati finanziari. E per Goldman Sachs anche il taglio dell'Irpef e l'aumento delle spese per la difesa non rappresentano una minaccia per i conti pubblici. La riduzione dello spread tra Btp e Bund tedeschi ai livelli più bassi degli ultimi quindici anni non è, quindi, un fenomeno effimero, ma è lo specchio di una ritrovata solidità all'insegna delle politiche del ministro Giancarlo Giorgetti (in foto).
Secondo Filippo Taddei, Senior European Economist di Goldman Sachs (ed ex responsabile economico del Pd ai tempi di Matteo Renzi), la spiegazione va cercata nella "relativa prudenza fiscale mostrata dall'Italia negli ultimi anni, capace di ancorare le aspettative degli investitori anche in un contesto di crescita solo moderata". Il quadro prospettico, nel complesso, è incoraggiante. Il report di Goldman Sachs prevede che il deficit pubblico "continuerà a ridursi, scendendo sotto la soglia del 3% del Pil a partire dal 2026", un risultato che consente al governo di affrontare con maggiore serenità l'elaborazione della manovra 2026 e l'aggiornamento del Piano fiscale-strutturale di medio termine.
Tra le misure più discusse figurano l'aumento graduale della spesa per la difesa e il taglio dell'Irpef a favore dei redditi medi. Due scelte che, evidenzia Taddei, non compromettono affatto la solidità dei conti pubblici. "L'incremento delle spese militari, necessario per rispettare gli impegni Nato, sarà in larga parte assorbito dal bilancio europeo e resterà compatibile con un aumento dell'avanzo primario nei prossimi tre anni". Quanto agli sgravi fiscali per i ceti medi, l'economista sottolinea che, essendo compensati da interventi temporanei come il prelievo sulle banche e l'imposta sui buyback, "sono di entità contenuta e poco rilevanti per la traiettoria fiscale complessiva".
La vera area di rischio riguarda invece pensioni e immigrazione. Alcune proposte politiche puntano a "ridurre i flussi migratori e a congelare l'adeguamento automatico dell'età pensionabile all'aumento della speranza di vita". Secondo le simulazioni di Goldman Sachs, mosse di questo tipo avrebbero effetti pesanti sulla sostenibilità del debito, che "potrebbe deviare dal percorso di stabilizzazione già dal 2027", con un rapporto debito/Pil più alto di 1-2 punti percentuali rispetto allo scenario base entro il 2029.
Il contesto demografico rende infatti l'Italia vulnerabile: è "l'unico Paese dell'area euro a registrare un calo della popolazione", con il più alto rapporto di dipendenza tra anziani e occupati e tassi di natalità e immigrazione tra i più bassi della regione. Un allentamento delle regole previdenziali rischierebbe dunque di aggravare un equilibrio già fragile.
Ecco perché Goldman Sachs ritiene che eventuali modifiche al sistema pensionistico resteranno "solo marginali". Molto più promettente, sottolinea Taddei, sarebbe accelerare l'attuazione del Pnrr, che rappresenta la vera ancora di stabilità. L'Italia ha già ricevuto 140 miliardi di euro in trasferimenti europei, pari a circa il 6,5% del Pil, ma a fine 2024 ne aveva spesi meno della metà.
Restano a disposizione altri 50 miliardi di euro fino all'anno prossimo, risorse che possono "sostenere investimenti, produttività e riforme strutturali", contribuendo così non solo a stabilizzare il debito, ma anche a rilanciare la crescita potenziale del nostro Paese.GDeF