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Al governo fumata nera pure su Autostrade. Domani nulla di fatto sulla concessione

Il M5s ha tentato il blitz, ma al Cdm andrà solo il dossier di De Micheli

Al governo fumata nera pure su Autostrade. Domani nulla di fatto sulla concessione

Le nubi della revoca della concessione ad Autostrade si addensano su Atlantia. I retroscena che danno una imminente azione del governo contro la società dei Benetton, fanno cadere il titolo in Borsa che ha lasciato sul terreno un ulteriore 2,62% a 20,48 euro, perdendo oltre 450 milioni di capitalizzazione.

Non dovrebbe essere presa oggi una decisione formale in Consiglio dei ministri, dove potrebbe arrivare però una propedeutica informativa del ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, sul nodo Autostrade. È possibile che il dossier slitti ancora di altri giorni, ma la revoca sembra decisa, stando a quanto fatto filtrare da Palazzo Chigi e riportato da La Stampa. Il premier Conte si sarebbe deciso a togliere la gestione delle autostrade ai Benetton e così come messo nero su bianco nel decreto milleproroghe, far subentrare Anas. Con un indennizzo, almeno nelle intenzioni dell'esecutivo, più che dimezzato rispetto ai 23 miliardi stabiliti nella convenzione. Non più di 7 miliardi da rimborsare ad Aspi, nelle speranze del governo.

Dopo gli interventi di Fitch e Moody's, anche l'agenzia S&P Global Ratings ha rivisto al ribasso i rating del gruppo Atlantia e avverte che «sarà importante considerare anche le tempistiche dei rimborsi» conseguenti alla revoca.

Stamattina si riunisce il anche il cda della società per licenziare il nuovo piano industriale fino al 2023. Aspi è uno degli asset più rilevanti per il conto del gruppo Atlantia e il timore degli investitori è che un ritiro della concessione possa rendere insostenibile il debito.

«Sulle concessioni il governo sta lavorando, il Ministero alle infrastrutture sta lavorando, attendiamo la conclusione della procedura in corso», ha affermato il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri.

Nonostante le iniziali perplessità dei democratici sulle conseguenze di un tale atto per gli investitori internazionali, nel governo i renziani sembrano ormai gli unici contrari, gli unici a voler ostacolare la battaglia campale dei grillini rilanciata negli ultimi giorni da Di Maio e Di Battista: «Riprendiamoci le autostrade». Renzi minaccia: «Chi vuol fare la revoca deve avere le carte in regola». «Ormai - spiega un ministro del Pd escludendo divisioni nel partito su questo - la questione è giuridica, non politica. Sarà Conte a metterci la faccia».

Il dossier nelle mani del ministro De Micheli infatti conterrebbe le gravi inadempienze del concessionario che giustificherebbero l'atto di revoca. Preoccupato il governatore della Liguria Giovanni Toti: «Ritirano le concessioni? Facciano come la maggioranza che governa ritiene più opportuno. Chiedo di sapere e che cosa succede in caso di revoca: chi paga investimenti da quattro miliardi di euro come la Gronda, chi investirà nella sicurezza dei viadotti e delle gallerie, quali progetti di implementazione di strutture vetuste e chi li porterà avanti».

Intanto è polemica sugli investimenti, con le accuse dell'Ance, ad Anas, che nel progetto del governo dovrebbe avere un ruolo di primo piano. «Ha speso solo il 39% degli investimenti programmati», protesta l'associazione dei costruttori. Polemiche anche sulle spese di manutenzione.

Anas ha precisato che sulla propria rete le spese di manutenzione sono do 98 mila euro al metro quadro, quanto quelle delle altre concessionarie.

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