In attesa che le dimissioni di Matteo Renzi da presidente del Consiglio divengano effettive è già scattata la ricerca del nome giusto per sostituire il segretario del Partito Democratico a Palazzo Chigi. Per il nuovo capo di governo è in corso un "totonome" tutto interno ai dem. Oltre al nome del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, a quello delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, e a quello del presidente del Senato Pietro Grasso, in queste ore ha cominciato a circolare con insistenza quello di Paolo Gentiloni: il ministro degli Esteri avrebbe dalla sua il fatto di essere nativo Pd, di essere uomo delle istituzioni e un renziano di ferro di "rito" rutelliano.
L'accelerazione che stanno subendo i tempi di approvazione della legge di Bilancio al Senato non fa escludere che le consultazioni per la formazione del nuovo governo possano iniziare già da giovedì. Secondo fonti qualificate, tutto dipenderà dal giorno che vedrà Renzi ritornare al Colle per scongelare le dimissioni. Il nome di Gentiloni avrebbe il gradimento dei capigruppo Pd di Camera e Senato, Ettore Rosato e Luigi Zanda che, da capigruppo, potrebbero avanzarne il nome davanti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante le consultazioni che inizieranno dopo il via libera della Legge di Bilancio al Senato. Rimane in piedi l'ipotesi che, in caso di elezioni già nei primissimi mesi dell'anno, Renzi debba rimanere a guidare l'esecutivo per il disbrigo degli affari correnti. In questo modo, come svelato oggi da Adalberto Signore sul Giornale, si giocherebbe tutto a febbraio, appena la Corte Costituzionale si sarà pronunciata sull'Italicum, cancellando il ballottaggio e rendendo omogenei i sistemi di voto di Camera e Senato.
Padoan ha dalla sua il vantaggio di avere in mano tutti i dossier economici del governo uscente ed essere apprezzato a livello internazionale. Con lui sarebbe garantita una certa continuità nell'azione di governo, cosa che contribuirebbe a tranquillizzare i mercati internazionali. Il fatto, però, che proprio i mercati abbiano smentito chi prevedeva fibrillazioni all'indomani della vittoria del No, potrebbe far virare l'attenzione su un altro nome. Quello di Gentiloni, appunto. Rimane sul tavolo, ma perde quota, il nome del titolare delle Infrastrutture. Delrio è sempre stato apprezzato da Renzi che lo ha voluto, ad inizio del suo mandato, vicino a sé nella veste di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Il trasferimento dell'ex sindaco di Reggio Emilia a Porta Pia fu interpretato come un raffreddamento dei rapporti tra i due.
È un fatto, però, che in un momento particolarmente delicato per il governo, con l'allora ministro Maurizio Lupi che si dimise a causa dell'affaire Rolex, Renzi abbia scelto uno dei suoi uomini più forti e meno inclini a scendere a patti con la burocrazia e i tecnocrati dei palazzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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