
Uno 0,2% di Pil, circa 3,6 miliardi di euro. È questa la portata delle misure che il governo si accinge a mettere in campo per affrontare inizialmente gli effetti dell'epidemia di coronavirus. Lo ha annunciato il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri in un'intervista a Repubblica (violando così il silenzio elettorale in quanto candidato alle suppletive del collegio Roma 1 della Camera). Gli interventi saranno concordati nell'ambito dell'incontro con le parti sociali previsto per mercoledì prossimo e confluiranno in un decreto che dovrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri di venerdì. Ma perché il Parlamento possa procedere nell'approvazione sarà necessario variare preventivamente i saldi di bilancio 2020 sulla base dell'articolo 81 della Costituzione che fissa l'obbligo del pareggio di bilancio.
Abbiamo in mente diverse ipotesi. Dal credito d'imposta per le aziende che abbiano subito un calo del fatturato superiore al 25%, come si è fatto per il terremoto, a riduzioni delle tasse. Dal contributo aggiuntivo per i fabbisogni operativi del servizio sanitario nazionale alla Cassa integrazione in deroga», ha spiegato Gualtieri confermando le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi. Via XX Settembre, tuttavia, dovrà confrontarsi con due differenti problematiche. Da un lato, c'è l'effettiva insufficienza delle risorse la cui esiguità non si misura dalle rimostranze di Confindustria e dell'opposizione, ma dalla stessa portata della crisi che coinvolge le Regioni trainanti dell'economia italiana e che potrebbero costare decine di miliardi di prodotto interno lordo. Senza contare lo stallo del traffico aereo e del turismo per il danno d'immagine prodotto dall'epidemia. Basti pensare che, secondo uno studio della Commissione Ue del 2006, una pandemia potrebbe comportare una contrazione del Pil compresa tra l'1,6 e il 3,3% nel primo anno a seconda del protrarsi della fase di maggior propagazione dei contagi.
Dall'altro lato, c'è anche l'oggettiva difficoltà nell'aprire una nuova trattativa con la Commissione europea sulla necessaria flessibilità di bilancio. «Sono stanziamenti compatibili con le regole del Patto di stabilità, non ho ragione di temere che Bruxelles possa contestare la nostra richiesta», ha aggiunto il ministro. Fonti europee ieri hanno fatto sapere che ci sarà molta «disponibilità e solidarietà» nei confronti dell'Italia per affrontare le conseguenze dell'emergenza Coronovirus. La situazione italiana rientra nella casistica delle «circostanze eccezionali» già previste dalle regole del Patto di stabilità per consentire interventi straordinari destinati a pesare sui conti pubblici. L'Italia, tuttavia, dovrà presentare una domanda formale e poi in sede Ue saranno valutate le spese proposte. Anche ove l'indulgenza nei confronti del nostro Paese fosse maggiore rispetto al recente passato, è chiaro che provvedimenti incentrati su misure di finanziamento della spesa corrente non verrebbero visti di buon occhio. Ecco perché i suggerimenti delle imprese a Gualtieri circa un rilancio degli investimenti andrebbero quanto meno ascoltati.
Se tra un paio di settimane altri Stati europei soffriranno le conseguenze economiche del Coronavirus, lo scenario potrebbe mutare. Tant'è vero che mercoledì prossimo il presidente dell'Eurogruppo, Mario Centeno, farà un primo screening della situazione con i Paesi Ue in teleconferenza.
Non bisogna, però, farsi travolgere dall'ottimismo: anche se l'Europa concedesse all'Italia maggiore disavanzo e il nostro Paese superasse la fatidica soglia del 3% del deficit/Pil (mai sforata in passato), il debito enorme imporrebbe maxicorrezioni una volta terminata l'emergenza.
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