Il governo si arrende sul 2,4%. Ora la manovra può cambiare

Salvini abbandona il tabù della soglia deficit/Pil: non ci attacchiamo ai decimali. Disponibili anche i Cinque stelle

Il governo si arrende sul 2,4%. Ora la manovra può cambiare

Il tabù del deficit potrebbe cadere. Non è chiaro se all'esecutivo siano arrivati i suggerimenti del premier greco Tsipras (in sintesi, arrendetevi subito all'Europa altrimenti saranno guai), ma ieri, poche ore dopo il vertice di tra Giuseppe Conte e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, persino Matteo Salvini ha messo la testa fuori dalla trincea e non ha escluso variazioni al disavanzo del 2019 che il governo ha fissato al 2,4% del Pil.

Il leader della Lega, intervistato dall'AdnKronos ha detto che non si tratta di un limite invalicabile. «Penso nessuno sia attaccato a quello. Se c'è una manovra che fa crescere il Paese può essere il 2,2, il 2.6. Non è problema di decimali, è un problema di serietà e concretezza».

Il premier Conte sabato sera si era presentato a Bruxelles con un documento di 40 pagine, nel quale questa disponibilità non è accennata.

Al ministero dell'Economia già da giorni si ragiona su un taglio al deficit dello 0,2%. La Commissione europea resta ferma nel chiedere una correzione del deficit strutturale almeno dello 0,5%, mentre il governo ha previsto nel Documento programmatico di bilancio, un peggioramento dello 0,9%.

La linea ufficiosa del governo è che una limatura ci potrebbe essere, ma non si devono toccare le misure bandiera di Movimento 5 stelle e Lega, quindi quota 100 e reddito di cittadinanza. Ieri fonti 5 stelle facevano capire che la missione del premier non era «difendere i numerini, ma i cittadini». Quindi possibili modifiche. Ma su pensioni e sussidio, nessuna modifica: «Misure e la platea individuata restano uguali». Lo stesso Salvini ha escluso un ritardo nell'entrata in vigore di quota 100, la riforma che darà la possibilità di ritirarsi dal lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi: «Partirà da febbraio».

Ma non sono escluse soluzioni diverse. Saldi della legge di Bilancio invariati, con un rimodulazione delle misure di spese. L'alternativa è sottrarre una parte della copertura delle misure di spesa contenute nella manovra, comprese quelle più importanti: il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni.

Poco meno della metà degli stanziamenti, circa 5/6 miliardi da utilizzare per investimenti. Un tipo di spesa pubblica che ha un effetto maggiore sulla crescita rispetto a pensioni e sussidi più generosi. È il piano del ministro agli Affari europei Paolo Savona, che negli ultimi tempi non ha nascosto dubbi sull'operato del governo.

Altro capitolo che l'esecutivo non potrà che affrontare in tempi brevi è quello del debito pubblico. La procedura di infrazione riguarda il livello di debito accumulato dal 2015 in poi. Il governo vorrebbe offrire a Bruxelles delle privatizzazioni - o più verosimilmente cessioni alla Cassa depositi e prestiti - che garantiscano un calo di mezzo punto percentuale.

Tutti temi che saranno affrontati questa sera a un vertice al quale parteciperanno il premier Conte, il ministro dell'Economia Giovanni Tria, i vicepremier Di Maio e Salvini. Si vedranno a Palazzo Chigi per mettere a punto la strategia. Il vertice era in programma ieri, ma è slittato per dare al premier la possibilità di tornare e sfruttare anche la giornata di ieri in Europa, a cercare alleati.

Tra le decisioni da prendere, quella se introdurre

modifiche alla legge di Bilancio durante l'iter parlamentare. Oppure dare qualche segnale da subito, compensando la manovra con altre misure da introdurre nel decreto Semplificazioni che sarà approvato all'inizio di dicembre.

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