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Il governo voleva sistemare i conti grazie a un escamotage sull'Iva

In pochi giorni ha ricevuto una seconda bocciature del suo bilancio

Il governo voleva sistemare i conti grazie a un escamotage sull'Iva

In pochi giorni il governo in carica ha ricevuto una seconda bocciature del suo bilancio. Dopo quella della Corte costituzionale, che riguarda una norma introdotta dal governo dei supertecnici di Monti, ora c'è quella della Commissione europea, che riguarda una voce di entrata escogitata dai tecnici del governo Renzi, che è in gran parte fittizia. Questa seconda bocciatura era largamente prevedibile, perché si riferisce a un finto recupero di somme dalla lotta all'evasione dell'Iva, mediante una nuova trattenuta fiscale sulla grande distribuzione che crea un credito dei contribuenti con il fisco, per rimborsi di imposta ottenibili in anni a venire. Il meccanismo adottato è il cosiddetto reverse charge (inversione dell'onere fiscale), cioè lo spostamento dell'obbligo di pagare l'Iva al fisco dai soggetti che vendono merci alla grande distribuzione (detta Gdo) ai compratori, ossia le imprese di Gdo. Queste, invece che corrispondere l'Iva sugli acquisti ai propri venditori la versano al fisco e poi detraggono tali somme dall'Iva che fanno pagare ai loro acquirenti, con le ricevute battute dai registratori di cassa. I fornitori della Gdo non avendo obbligo di versare al fisco l'Iva sulle loro vendite, non possono detrarre da essa l'Iva pagata sugli acquisti in Italia o dall'estero. Così diventano creditori del fisco per le somme in questione e debbono chiedere un rimborso. Il fisco prima di concederlo prenderà tempo, dovendo indagare se i richiedenti hanno realmente pagato l'Iva sugli acquisti fatti in Italia o all'importazione. In questo modo si crea un onere ingiustificato sui fornitori della Gdo. Quando si tratta di imprese estere, fornitrici dei supermercati e shoppping centers italiani, ciò distorce il commercio internazionale. L'entrata in questione non è un introito fiscale, ma un debito del fisco con il contribuente. Il nostro ministero dell'Economia per sostenere che il reverse charge sulla Gdo effettuato nel 2015, che dà circa un miliardo di euro è una vera entrata derivante dal recupero di evasione fiscale ha sostenuto che tale gettito deriva da forniture in nero alla grande distribuzione, che le consentono di vendere al consumo senza Iva. Ma ciò è illogico e non ci vuole un grande genio fiscale per capirlo. Infatti i prezzi che esse hanno, Iva inclusa, sono fatte pagare mediante il registratore di cassa. D'altra parte i capi delle ditte di Gdo raramente si mettono d'accordo con i commessi addetti ai registratori di cassa per non far battere gli scontri di merci che non hanno pagato l'Iva. Il rischio che la cosa trapeli è troppo grande. Ne viene che gli acquisti in nero della grande distribuzione sono mediamente molto minori di quelli della distribuzione minore, perché la Gdo non potendo evadere l'Iva sulle vendite con i registratori, ha interesse a detrarre l'Iva sugli acquisti. Dunque questo reverse charge non dà un introito derivante dalla lotta all'evasione di un quasi miliardo, è un modo per inventare una entrata fittizia. Ora il governo deve trovare una entrata fiscale vera o tagliare la spesa per un miliardo.

Altro che tesoretti: il piatto piange.

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