Il governo vuole cedere l'Enav È subito allarme sicurezza

La privatizzazione della società che controlla il traffico aereo preoccupa i servizi segreti. Ma Palazzo Chigi pensa a incassare

Il governo vuole cedere l'Enav È subito allarme sicurezza

C'è un problema-sicurezza tra le pieghe della prossima privatizzazione di Enav. L'operazione, battezzata dal governo di Enrico Letta e benedetta dall'esecutivo di Matteo Renzi con la nomina di Roberta Neri ad amministratore delegato dell'azienda che gestisce il traffico aereo, non convince però tutti.

Se da un lato la privatizzazione incontra il favore di Palazzo Chigi e del Mef - che contano di incassare 8-900 milioni di euro dal collocamento sul mercato del 49 per cento della società - dall'altro con l'approssimarsi dell'offerta pubblica di vendita (attesa per metà giugno) si moltiplicano le voci perplesse - o apertamente contrarie - allo sbarco in Borsa della società dei controllori di volo, che ha chiuso l'ultimo esercizio con un utile netto di 66 milioni di euro.

Il timore principale riguarda la sicurezza. Ne ha scritto ieri, sul Tempo, Luigi Bisignani (dopo averne parlato con Nicola Porro a Virus, su Raidue), rivelando l'attenzione dell'intelligence nostrana sull'operazione: «Gli 007 - spiega il lobbista - hanno fatto sapere che privatizzare la società che gestisce quasi due milioni di voli l'anno attraverso 43 torri di controllo negli aeroporti e una cinquantina di siti segreti è rischioso», perché «nel capitale potrebbero entrare Fondi vicini a estremisti a cui si regalerebbero notizie sensibili».

Che l'interesse pubblico possa essere minacciato dall'ingresso nel capitale di fondi vicini alle organizzazioni terroristiche è una preoccupazione condivisa anche dal fronte sindacale. Le sigle del trasporto non vedono di buon occhio il decollo della privatizzazione della società. Tra l'altro, come ha detto la stessa ad Neri, «l'Enav sarà la prima società di service provider dello spazio aereo ad andare sul mercato». E in particolare la Uiltrasporti ha sollevato proprio la questione dei potenziali pericoli per la sicurezza nazionale insiti nell'operazione: «L'Enav svolge la propria attività per garantire ai cieli italiani l'assoluta sicurezza del traffico aereo - dichiara il segretario generale Claudio Tarlazzi - attività sensibile per la quale sarebbe utile rimanesse interamente di proprietà dello Stato italiano».

Timori che nemmeno il tetto del 5% alle partecipazioni previsto nel decreto possono fugare del tutto. L'importanza strategica dell'Enav, sancita dalle convenzioni che la società ha siglato con la presidenza del Consiglio e con il Dipartimento di Pubblica sicurezza, è ribadita anche dal recente interesse dell'azienda nella sorveglianza satellitare. Ancora Bisignani ricorda infatti come Enav «attraverso una sua controllata Usa, ha acquistato il 12,5 per cento di Aireon, che con 66 satelliti realizzerà il primo sistema globale di sorveglianza in grado di garantire il controllo anche di punti oggi non coperti dai radar». Un sistema che consentirà teoricamente di seguire rotte aeree anche sui Poli, e che entrerà in funzione con il lancio dei satelliti (66, più altri sei in stand-by in orbita per ripristinare quelli eventualmente guasti e nove a terra pronti al lancio in caso di bisogno) che dovrebbe essere completato nel 2018.

Insomma, qualche motivo per preoccuparsi per l'apertura del capitale Enav a nuovi soci senza selezione preventiva c'è. Ma il progetto di Renzi e del suo governo va avanti spedito, il prospetto è stato già depositato in Consob e tra poco più di due mesi, il 28 giugno, le azioni della società dei controllori di volo potrebbero debuttare in Borsa.

C'è davvero il rischio che a comprarle siano estremisti islamici come paventa Bisignani? Di certo, quando il progetto era ancora in fasce, l'allora amministratore unico Massimo Garbini spiegò all'Ansa di aver già «riscontrato interesse da parte di investitori del Nord Europa e del Medio Oriente».

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