Grana a "Repubblica": Cerno lascia per il Senato

Dopo appena tre mesi il condirettore in corsa per un seggio coi dem. E si riaprono le faide interne

Grana a "Repubblica": Cerno lascia per il Senato

Roma - «Abbandonati» titolerà l'Espresso in edicola domani, con tanto di fotone di Matteo Renzi. Il riferimento è infatti al leader del Pd scaricato «dagli elettori» mentre «il Giglio magico affonda i dem nei sondaggi». Questo scrive il settimanale, proprio nel giorno in cui il suo ex direttore e attuale condirettore di Repubblica, Tommaso Cerno, decide a sorpresa di lasciare il quotidiano di largo Fochetti e buttarsi anima e corpo in politica. Con chi? Ovviamente con Renzi e con il suo Pd, con una candidatura blindata, quasi certamente al Senato.

Una «scelta di vita», la definisce il diretto interessato. Che su Twitter mette fine così ai rumors: «Mi chiedono: ma ti candidi? Come fossi il primo italiano che sceglie di portare le sue battaglie culturali, dai diritti civili alla libertà di pensiero, dove possono diventare realtà. È una scelta di vita, personale, combattuta». Poche righe che dentro Repubblica scatenano però una vera e propria baraonda. Non solo tra il corpo redazionale, ma anche nel management, visto che Cerno era stato fortemente voluto per cercare di bilanciare la disastrosa direzione di Mario Calabresi, funestata non solo da un crollo verticale delle copie ma anche da un cambio di identità del giornale che non sembra sia piaciuto ai lettori. Come, ma questo è cosa nota, non è piaciuto a Carlo De Benedetti che in più occasioni aveva sparato a pallettoni contro la linea editoriale troppo soft e poco politica di Calabresi. Una critica nei modi molto dura ma che nel merito i vertici del gruppo Espresso condividono da tempo, tanto che l'ex direttore della Stampa è stato ad un passo dall'essere mandato a casa finché lo scorso 26 ottobre non si è deciso di affiancargli Cerno. Una scelta che era sembrata felice, visto che il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari aveva ripreso la sua linea politica tornando a parlare al suo lettore tradizionale.

Passati solo tre mesi, però, Cerno saluta tutti. Lasciando i vertici del gruppo di nuovo alle prese con il «caso Calabresi» e la redazione sempre più allo sbando, con il rischio che la linea editoriale torni ad essere ondivaga come negli ultimi anni. Una bella grana per Repubblica, che in queste settimane è stata alle prese con la pubblica faida tra De Benedetti e Scalfari e la guerra in famiglia tra l'Ingegnere e il figlio Marco, presidente del gruppo Gedi. Ma forse, chissà, sarà una grana anche per lo stesso Cerno, che a soli 43 anni lascia il giornalismo per la politica. Una scelta dalla quale sarà difficile recedere, con l'illusione di poter contare di più da uno scranno del Senato che dalla condirezione di Repubblica.

Sono in molti a pensare, infatti, che quelle «battaglie culturali» di cui parla Cerno si possano combattere meglio e con più autorevolezza dalla direzione di un colosso come il gruppo Espresso che pigiando bottoni come uno dei tanti 945 parlamentari della Repubblica.

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