Coronavirus

La grande fuga da Wuhan riaperta. Ma l'incubo in Cina non è ancora finito

In 65mila via dall'ex città focolaio Lockdown a Suifenhe, al confine con la Russia. L'Oms: "Cento giorni dai primi casi, il mondo è cambiato"

La grande fuga da Wuhan riaperta. Ma l'incubo in Cina non è ancora finito

Suifenhe conta appena 60mila abitanti. Nulla a che vedere con i 6,5 milioni di Wuhan, ma in questo momento la cittadina della contea di Heilongjiang, al confine con la Russia, è diventata la nuova area di contagio della Cina. Le autorità locali hanno imposto il «lockdown» dopo che, su 2.443 persone entrate in Cina dalla Russia via Suifenhe dal 21 marzo al 7 aprile, 84 sono risultate contagiate e 127 sono state classificate asintomatiche. Erano arrivate a Suifenhe in autobus, dopo un volo da Mosca a Vladivostok. La notizia arriva dall'emittente di stato Cctv che parla di «situazione peggiorata» e di «25 casi registrati in un solo giorno a causa dell'arrivo di persone contagiate dalla Russia».

Nella città sono state imposte restrizioni di movimento. Gli abitanti devono rimanere in casa e solo una persona di ogni nucleo familiare può uscire una volta ogni tre giorni per acquistare i beni necessari e far ritorno nella propria abitazione nella stessa giornata. Come già accaduto per Whuan, Pechino ha deciso di controllare i movimenti a Suifenhe attraverso l'utilizzo di droni, mentre dalle immagini che circolano in rete si vedono militari che con la forza riportano persone nelle proprie abitazioni. Anche a Jiaozhou (800mila abitanti), nella provincia orientale di Shandong, la situazione si è aggravata ed il rischio è stato innalzato da basso a medio. Il 1° aprile, inoltre, le autorità cinesi hanno imposto il blocco nella contea di Jia, nella provincia di Henan, per il timore di una nuova ondata di casi di coronavirus.

Tutto questo avviene all'indomani della revoca (dopo 76 giorni) delle misure di contenimento a Wuhan, l'epicentro dell'epidemia, dove dalla mezzanotte di martedì sono ripresi i collegamenti aerei e ferroviari. Sono almeno 65mila le persone che ieri hanno lasciato la città. Escludendo il trasporto su strada, in 55mila hanno preso il treno, mentre più di 10mila l'aereo con la riapertura del Wuhan Tianhe, lo scalo cittadino dove ci sono già oltre 200 voli in entrata e in uscita. Esclusi, per ora, i collegamenti internazionali e per Pechino.

Chi andrà nella capitale, secondo i media locali, dovrà sottoporsi al test anti-coronavirus sia a Wuhan che a destinazione. Fin dalle prime ore di mercoledì, sui media statali sono circolate le immagini della rimozione dei posti di blocco lungo la strada, mentre in centro i grattacieli sono stati addobbati con giochi di luci. Ma la mancata riapertura delle scuole e i continui inviti a limitare le uscite da casa rivelano la preoccupazione delle autorità davanti a un dilemma: come tornare alla normalità senza rovinare il lavoro fatto finora. Una normalità che transita da profondi cambiamenti, come ha spiegato il direttore generale dell'Oms Ghebreyesus in conferenza stampa a Ginevra. «Domani saranno 100 giorni da quando l'Oms è stata informata dei primi casi di polmonite con causa sconosciuta in Cina. È incredibile riflettere su come è cambiato radicalmente il mondo, in così poco tempo».

A livello nazionale la Cina registra altri due morti e 62 nuovi contagi. Tre sono casi di trasmissione locale: due nella provincia di Shandong e un altro in quella di Guangdong. Gli altri sono importati. Le ultime due vittime sono di Shanghai e della provincia di Hubei. Il numero complessivo dei contagi è salito a 81.802 e a 1.042 quello dei casi di ritorno. Il bilancio ufficiale della Commissione sanitaria parla anche di 3.333 morti, di 77.279 persone guarite e 1.

095 soggetti asintomatici.

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