Il grido africano del Papa: «C'è corruzione in Vaticano»

Papa Francesco, tra i poveri e gli emarginati di una delle bidonville di Nairobi, condanna la corruzione, presente anche in Vaticano. È questa l'immagine che sintetizza la terza giornata del viaggio di Jorge Mario Bergoglio in Kenya. Prima di lasciare il Paese e volare in Uganda, per la seconda delle tre tappe in programma, il Pontefice ha visitato Kangemi, lo slum di Nairobi dove vivono oltre 100mila persone, percorrendo le stradine in terra battuta, in mezzo a pozzanghere di fango e fogne a cielo aperto, fino alla chiesa di San Giuseppe Lavoratore, la parrocchia cattolica retta dai gesuiti.Il Papa ha abbracciato migliaia di poveri della periferia di Nairobi: «Qui mi sento a casa», ha subito detto Bergoglio, condannando «l'atroce ingiustizia dell'emarginazione urbana». Tra i tanti fedeli c'è anche Kelvin Mutwiri, un ragazzino di 14 anni; vive tra la spazzatura, ha voluto incontrare il Papa per donargli un ritratto. «Papa Francesco, io non voglio essere un ragazzo di strada, prega per me», è stato il grido di Kelvin. «Sono le ferite provocate dalle minoranze che concentrano il potere, la ricchezza e sperperano egoisticamente mentre la crescente maggioranza deve rifugiarsi in periferie abbandonate, inquinate, scartate», ha ammonito il Papa. I Paesi africani non sono «pezzi di un meccanismo, parti di un ingranaggio gigantesco» e i numerosi problemi legati alla criminalità organizzata, alla carenza di infrastrutture, agli affitti abusivi e all'assenza di acqua potabile «sono una conseguenza di nuove forme di colonialismo». La situazione si aggrava quando «la violenza si diffonde e le organizzazioni criminali, al servizio di interessi economici o politici, utilizzano i bambini e i giovani come carne da cannone per i loro affari insanguinati». E così, negare l'acqua potabile, «diritto umano essenziale», rappresenta «una grande ingiustizia, soprattutto quando si lucra su questo bisogno». «Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri», ha aggiunto Bergoglio. Infine l'appello: «Ogni famiglia abbia una casa decente, abbia accesso all'acqua potabile, abbia un bagno, abbia energia sicura per illuminare, per cucinare, per migliorare le proprie abitazioni». Il Papa è stato poi accolto con danze e canti tradizionali allo stadio di Nairobi dove ha celebrato la messa per i giovani. Da qui ha lanciato un forte monito: «C'è corruzione in tutti i posti; anche in Vaticano ci sono casi di corruzione». Il Papa ha parlato a braccio in spagnolo, usando parole dure: «La corruzione è qualcosa dentro; è come lo zucchero, è dolce, ci piace, è facile, e poi finiamo male: così tanto zucchero che finiamo diabetici e il nostro paese finisce diabetico. Ogni volta che accettiamo una tangente e la mettiamo in tasca ha ammonito - distruggiamo il nostro cuore, distruggiamo la nostra personalità, e distruggiamo la nostra patria. Per favore, non prendete il gusto a questo zucchero che si chiama corruzione».Infine, Bergoglio ha invitato le migliaia di giovani a prendersi per mano «come segno contro il tribalismo» Ne è venuta fuori una vera e propria catena umana. «Prendiamoci per mano, tutti siamo un'unica nazione». Ieri pomeriggio Francesco ha salutato il Kenya ed è volato in Uganda. Ad attenderlo, all'aeroporto, anche il presidente Yoweri Museveni.

«Il nostro mondo, segnato da guerre, violenze e diverse forme di ingiustizia - ha detto - è testimone di un movimento migratorio di popoli senza precedenti: il modo in cui affrontiamo tale fenomeno è una prova della nostra umanità, del nostro rispetto della dignità umana e, prima ancora, della nostra solidarietà». «Il mondo guarda all'Africa come al continente della speranza», ha concluso il Papa.

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