In campagna elettorale non avevano usato mezze misure: il Muos deve chiudere. La riserva naturale di Niscemi deve tornare al suo splendore - dicevano - senza quelle antenne e quelle grandi parabole che secondo loro alzano il livello di radioattività oltre i limiti consentiti. E questo, insieme con l'ormai abusato reddito di cittadinanza, ha finito per essere una delle carte vincenti che ha portato la Sicilia a schierarsi dalla parte dei Cinque Stelle nelle elezioni politiche di marzo.
Ecco che ora, nonostante la «palla» non sia più nelle mani degli elettori, nemmeno in quelle delle amministrazioni locali, i militanti grillini tornano a schierarsi con i No Muos per recuperare credito e consenso. Per non lasciare, cioè, l'attenzione mediatica concentrarsi sull'alleato di governo.
Il Muos, operativo dal 2016 dopo una decina d'anni di via Crucis fatta di veti e carte bollate, è un sistema di comunicazioni satellitari gestito dal Dipartimento della Difesa americano la cui stazione si trova nell'area del comune di Niscemi (Caltanissetta). La storia della sua via Crucis è anche la storia politica della Regione. Raffaele Lombardo l'aveva approvato, Rosario Crocetta l'ha ostacolato in tutti i modi, ma la Corte di giustizia amministrativa (è il corrispettivo del Consiglio di Stato in Sicilia) lo ha sconfessato.
Dal 2016 l'opera è entrata in funzione e fanno fede anche i verdetti di Arpa e Istituto superiore di Sanità: per loro i livelli di radioattività sono nei i limiti. I grillini, però, non ci stanno. È uno dei punti essenziali del programma, dicono. Uno di quei temi su cui si è catalizzato il consenso degli elettori siciliani. Le relazioni internazionali, i protocolli difensivi, sono ben poca cosa per i militanti. Diversamente un vicepremier dovrebbe essere più cauto. E invece all'inizio della settimana proprio Luigi Di Maio ha rinfocolato gli animi dei grillini con un sibillino «Nei prossimi giorni ci saranno novità». Seguito dall'intervento del consigliere regionale Giampiero Trizzino che non ha usato perifrasi o semplici allusioni.
«Smantelleremo il Muos» ha detto il consigliere regionale considerando la memoria della ministra della Difesa Elisabetta Trena (che di fatto boccia il movimento No Muos) come superata. «Il movimento è compatto sul tema» assicura Trizzino che il 7 novembre incontrerà la responsabile della Difesa. Intanto dal suo ministero arriva una parziale smentita. «Il consigliere non parla a nome del governo - recita la nota - L'unica voce ufficiale sul tema è e sarà quella del governo».
Il problema era e resta quanto promesso in campagna elettorale. Ora il Movimento e i suoi vertici stanno tentando di fermare le infrastrutture (come già successo per la Tav e la Tap, e adesso anche per la Brescia-Padova). Serve a Di Maio e soci per prendere le distanze dall'alleato di governo, per riconquistare consensi e popolarità. Anche se la bocciatura del Muos di sicuro mette in forte imbarazzo proprio Casaleggio e i suoi rapporti «privilegiati» con gli Usa.
«Di Maio ignora - commenta Stefania Prestigiacomo (FI) - che il no al Muos implica la rottura di accordi già in essere e poi costerebbe 20 miliardi rompere questo trattato e procedere allo smantellamento. Un ultimo aspetto riguarda anche la sicurezza che questo apparato garantisce, cosa da non sottovalutare».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.