Roma - Al suono della campanella fuori tutti. In ordine sparso e ognuno per la sua strada. C'è chi si dichiara a suo modo vincitore, chi grida al «complotto mafioso» (sic), chi si abbandona alla malinconia.
Iniziamo dai vincitori «a modo loro». Sul blog ufficiale del Movimento Cinque Stelle viene pubblicato un post a firma Aldo Giannuli che definisce il nuovo inquilino del Colle «migliore» rispetto ad altri candidati. Giannuli poi esorta i frequentatori del blog di Grillo a considerare questa come una «discreta vittoria per il Movimento», anche se «diversa da quella progettata». Secondo il sopracitato Giannuli, la forza parlamentare dei grillini ha «costretto Renzi a fare il nome del suo candidato prima dell'inizio delle votazioni; lo ha portato poi a scegliere una persona decente; quindi ha sbarrato la strada al carrozzone affollato di «impresentabili come Amato, Veltroni, Grasso, ecc». L'unica amarezza? Che per l'ennesima volta il Renzi Matteo ha vinto alla faccia di tutti i gufi. Il nuovo «accademico di riferimento» del Movimento poi chiude il suo editoriale con un accenno di ottimismo. «Il M5S si sta sporcando le mani e sta diventando come gli altri? Assolutamente no: solo che ha scoperto che non c'è solo lo scontro frontale ma anche la guerriglia. D'ora in poi sarà bene adattarsi all'idea di un M5S meno prevedibile del passato». Il suo predecessore però boccia la tesi. A Paolo Becchi è rimasto solo Twitter per diffondere la sua voce di grillino dissidente e da lì liquida la tesi di Giannuli come «fantapolitica».
Poi ci sono quelli che gridano al complotto. Luigi Di Maio, la vera testa pensante del movimento, già lo faceva a scrutinio non ancora concluso, denunciando il vecchio metodo di scrivere sulla scheda il nome di Mattarella ogni partito in un modo, tanto per consentire ai «capibastone» di verificare la presenza di eventuali franchi tiratori. «Sarebbe bastato - aggiunge Di Maio - che la presidente Boldrini si fosse limitata a leggere il cognome, come le avevamo chiesto noi. Se la legalità non parte dal Parlamento, che speranze può avere questo Paese?». Vito Crimi fa di più. Pubblica sulla sua pagina di Facebook tutti i modi in cui è stato «nominato» il nuovo inquilino del Colle durante lo spoglio (ben otto).
E poi ci sono i malinconici. Quelli che si voltano a osservare il loro candidato arrivato secondo. Anzi fanno di più. Vanno a trovarlo per consolarlo e per consolarsi. E così tutti a stringersi intorno a Ferdinando Imposimato. Con lui il «direttorio» quasi al completo. Con tanto di slogan per chi ha la lacrima facile. Il tweet porta la firma di Carlo Sibilia. «Salutando e ringraziando il grande Imposimato, si parla di corruzione e costituzione. Che bello sarebbe stato...». Accanto al giudice in pensione anche Luigi Di Maio. Segno che si può appartenere alla corrente dei complottisti senza rinunciare alla malinconia dei sentimenti.
Per
tutti (complottisti, «vincitori» e malinconici) c'è solo l'ironia irriverente dei veri vincitori. Come Barbara Pollastrini (Pd) che, uscendo dall'Aula, si è rivolta ai grillini dicendo: «E al quinto scrutinio cosa voterete?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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