Grillo: "Mi candido a presidente della Repubblica. E M5s arruola l'imprenditore rovinato dalle tasse

Il comico attacca il Cav e ricorda la lite con Craxi. Di Maio spara: «Lo Stato siamo noi»

Grillo: "Mi candido a presidente della Repubblica. E M5s arruola l'imprenditore rovinato dalle tasse

Roma La campanella suona a festa. Beppe Grillo, garante e fondatore del Movimento Cinque Stelle, è calato a Roma per festeggiare la presa di Palazzo Chigi. In mattinata la parata del 2 giugno, dove il gotha della nuova élite stellata si è esibito dalla tribuna autorità. Il comico genovese, in polo bianca e occhiali da sole, si è affacciato dall'Hotel Forum, quartier generale sui Fori Imperiali, e ha suonato una campanella, a mo' di premier, a favor di telecamere, nel momento in cui le Frecce Tricolori passavano sul cielo di Roma. Un segno eloquente di chi abbia lo scettro e chi invece sia costretto a eseguire.

«Oggi, mentre il primo presidente del consiglio M5S è stato designato dal capo dello Stato, l'incapacità di molti a cogliere il lato ironico delle cose, a essere felici, ha trovato il suo, questo sì ridicolo, destino», ha scritto Grillo sul suo blog ironizzando su Piero Fassino che lo aveva invitato a fondare un partito, tema ricorrente di molti meme. E Grillo non s'è risparmiato un attacco al Cavaliere, come propulsore del suo impegno. «Gli atteggiamenti di Berlusconi riflettevano una sua percezione del Paese come fosse un enorme Bagaglino, capace di passare oltre a qualunque degenerato paradosso». E ha ricordato anche lo scontro con Craxi che portò alla sua esclusione dalla tv.

A sera la kermesse in Piazza della Bocca della Verità dove Luigi Di Maio fa sfilare tutti i ministri M5s ma si fa prendere dalla smania del vincitore: «Ora lo Stato siamo noi». È la celebrazione del Movimento che passa dal Vaffa ai ministeri, sul palco anche l'imprenditore Sergio Bramini, rovinato dalle tasse e dalla burocrazia, appena nominato consulente del neo ministro.

È mutato il ruolo di quello che, dalla sua nascita, è stato il centro gravitazionale attorno al quale ruotava il «partito dei cittadini». La scena e le paillettes del potere sono tutte appannaggio di Di Maio e dei suoi uomini. Ministri e parlamentari in giacca e cravatta durante la parata del 2 giugno. Con tutte le sfumature del caso: in primis il discusso pugno chiuso rubato dai fotografi a Roberto Fico, presidente grillino della Camera, spostato decisamente a «sinistra» rispetto allo stato maggiore. E Grillo? In Piazza della Bocca della Verità, la grande festa. Con il comico mattatore sul palco come ai bei tempi. Ma non più show man solitario, bensì garante, uomo ombra critico. Pronto, se necessario, a protestare se «verranno traditi i valori fondanti del Movimento». Anche se in chiusura arriva la battuta paradossale: «Mi candiderò per diventare il prossimo presidente della Repubblica». In piazza ci sono i «ministri del governo del cambiamento» e nella Capitale è arrivato anche Davide Casaleggio. Schivo testimone «aziendale» dell'altra anima primigenia del M5s. Erede del guru Gianroberto. Una figura molto ricordata da tutti i grillini in questi giorni di salita a Palazzo Chigi.

«Lui ci ha chiesto di non mollare mai - si scrive sl blog - e noi non abbiamo mai mollato». I toni, quasi sacrali: «È importante esserci per essere testimoni della storia, sta iniziando ufficialmente la Terza Repubblica». Il Vaffa è consegnato alla storia.

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