Il gruppo: «Non serve». Ma gli occhi sono puntati su piano e pubblicità

Ora a Rcs rimangono solo quotidiani, magazine e l'universo digitale in Italia e in Spagna (tramite Unitad Editorial). Domenica sera infatti, dopo otto mesi di trattative, è stato raggiunto l'accordo per la vendita dei libri a Mondadori (escluso il 58% di Adelphi Edizioni destinato a Roberto Calasso) per 127,5 milioni di euro. E Piazza Affari applaude, rincuorata dallo scampato pericolo di un aumento di capitale da 200 milioni circa (seconda tranche, già approvata, del processo di ristrutturazione avviato con la ricapitalizzazione da 410 milioni del 2013). Il titolo ha chiuso la seduta a 0,89 euro in rialzo del 5,3%. Ma gli analisti avvisano: è troppo presto per cantare vittoria, Rcs dovrà infatti rinegoziare le condizioni di finanziamento con le banche e affrontare due grandi punti interrogativi, l'andamento della raccolta pubblicitaria e il piano strategico atteso ormai a breve.

L'operazione «ci permette di avere risorse da investire sul nostro piano e di poterci incontrare con i nostri finanziatori per ridefinire le condizioni sul debito» ha dichiarato Riccardo Taranto, direttore finanziario del gruppo Rcs, negando che al momento vi sia l'esigenza di procedere a un aumento di capitale. I 127,5 milioni versati da Mondadori, serviranno all'editore del Corriere della Sera a ridurre in parte l'ingente debito (526,2 milioni), a rafforzare la struttura del capitale e a rilanciare il gruppo. Tuttavia, stando alle stime di Equita, la cessione della Libri avrà un «impatto sulla posizione finanziaria netta di fine anno inferiore di 20 milioni per il riacquisto delle quote di minoranza di Marsilio Editore e l'andamento stagionale della liquidità». Per la banca d'affari Rcs chiuderà l'anno con un debito netto di 454 milioni (un dato che si traduce in un rapporto debito/ebitda di 5,6), che scenderà nel 2016 a 313 milioni (pari a una leva di 2,9). Con la cessione dei libri a Rcs, per completare il previsto ciclo di vendite di attività non più strategiche non resta che Veo Tv, la tv spagnola per cui l'iter dovrebbe chiudersi entro l'anno, con un incasso per stimato tra i 30 e i 40 milioni.

Si tratterebbe della quarta operazione dell'anno dopo la vendita delle partecipazioni detenute in Finelco e in IgpDecaux, oltreché dei libri. Ma dal 2013 il processo di vendite è stato molto articolato. A passare di mano sono stati gli immobili di Via San Marco e via Solferino a Milano, Dada, i collezionabili di Rcs Libri e 14 testate periodiche.

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