Milano Erano fondate le indiscrezioni circolate al Senato in piena sessione di bilancio. Il salvataggio della Popolare di Bari passerà per il Mediocredito centrale e il Fondo interbancario di tutela dei depositi e, forse, anche da qualche investitore privato. Non era prevista un'accelerazione come quella che si è verificata venerdì. Né che il salvataggio della Banca popolare di Bari venisse anticipato da un comunicato del governo con l'annuncio di un Consiglio dei ministri convocato all'ultimo momento e dedicato a «Misure urgenti per la realizzazione di una banca di investimento».
Nessun riferimento al commissariamento di Bankitalia (ma è chiaro che a mettere in moto la procedura è stata proprio la decisione di Palazzo Koch). L'idea è effettivamente quella di trasformare il salvataggio nella creazione di una banca per il Sud. Utilizzando quello che già c'è, cioè Banca del Mezzogiorno - Mediocredito centrale, progetto del governo Berlusconi, fortemente voluta dall'ex ministro Giulio Tremonti, nata per finanziare le piccole e medie imprese meridionali.
Al prossimo consiglio dei ministri, probabilmente già stasera, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri dovrebbe proporre un potenziamento del patrimonio del Mediocredito centrale, che è controllato da Invitalia, con la missione di finanziare le sviluppo delle imprese. A consentire al Mcc di intervenire sulla Popolare di Bari sarà un aumento di capitale che non dovrebbe coprire l'intera somma necessaria, circa un miliardo. Il rilancio dovrebbe avvenire con il contributo del Fondo interbancario di Tutela dei depositi (Fitd) e con il supporto di eventuali soci privati.
L'incognita, più che politica (le schermaglie tra Italia viva di Matteo Renzi e il M5s di Luigi Di Maio culminate con il rinvio del consiglio dei ministri sono rientrate in tempi record) è sul come il governo italiano guidato da Giuseppe Conte riuscirà a fare accettare il salvataggio dalla Commissione europea.
Vero che c'è un precedente che riguarda proprio la popolare di Bari: il salvataggio di Tercas avvenuto con i fondi del Fitd, bloccato dalla ex commissaria allaConcorrenza Margarethe Vestager e finito con un via libera della Corte di giustizia europea, basato sul fatto che il fondo di tutela non è finanziato da soldi pubblici.
Ma è anche vero che questa volta lo scenario è un po' diverso. A giudicare l'operazione ci sarà di nuovo Vestager, nel ruolo di vicepresidente esecutivo del governo europeo.
Ma a differenza dei precedenti, se lo schema del salvataggio sarà rispettato e portato a termine, c'è un intervento pubblico certo, quello di Invitalia, agenzia per gli investimenti che dal 2017 ha acquisito Mediocredito centrale. Parte del miliardo necessario, sicuramente più della metà verrà da lì. E sono soldi pubblici.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.