Il Guardasigilli Bonafede chiama subito a raccolta gli assi del giustizialismo

Colloquio tra il ministro e Davigo. E pensa al ruolo di sottosegretario per il pm Di Matteo

Il Guardasigilli Bonafede chiama subito a raccolta gli assi del giustizialismo

Il quarantaduenne avvocato deve ancora iniziare a conoscere la complessa macchina della giustizia che da 48 ore guida in qualità di ministro. Ma Alfonso Bonafede, il grillino in giacca e cravatta, vicinissimo al premier Conte, scelto per realizzare il decalogo del giustizialismo pentastellato, ha due punti fermi. Si chiamano Piercamillo Davigo e Nino Di Matteo. Con il primo, attorno alle cui proposte è stato finemente ricamato il programma a cinque stelle, Bonafede avrebbe già avuto un lungo colloquio telefonico. Secondo quanto riporta il Messaggero, i due si sarebbero sentiti all'indomani della conferma del deputato nella casella di via Arenula. Dove, se l'ex toga di Mani Pulite non potrà approdare con un incarico ufficiale, visti il suo dichiarato disinteresse per la politica e la sua corsa per le imminenti elezioni del Csm - lo faranno di certo i suoi già noti consigli legislativi. Finora erano rimasti circoscritti all'ambito di dichiarazioni e interviste, ma tra poco potranno diventare legge: agenti provocatori, fine della prescrizione, corposi pacchetti anti corruzione. Per il secondo invece, il pm antimafia da sempre punto di riferimento dell'universo grillino, il ministro starebbe valutando eventuali incarichi di peso, compreso quello di sottosegretario, oltre alle alternative di direttore del Dap, il dipartimento che si occupa delle carceri e del Dag, quello per gli affari giudiziari.

D'altronde il magistrato non ha mai fatto mistero di valutare un concreto impegno con i cinque stelle, a partire da quel ruolo di ministro in pecore che gli era stato attribuito anche durante la campagna elettorale. Certo è che ora che sono caduti anche gli ultimi lacci che lo trattenevano alla magistratura - ha sempre dichiarato di voler prima «portare a termine l'impegno nel processo sulla trattativa Stato-mafia», e quello di primo grado si è concluso - per il pm potrebbero aprirsi le porte di via Arenula. Del resto i suoi contatti con i cinque stelle non si sono mai interrotti, come dimostra la sua presenza fissa alla convention grillina di Ivrea, ma su un suo eventuale ingresso nelle istituzioni è sempre stato chiaro: «Se dovessi, in futuro, essere chiamato a servire il paese, con l'assunzione di un incarico politico, al termine di quell'esperienza non tornerei in magistratura».

Uno dei primi provvedimenti del nuovo governo dovrebbe dunque essere una legge che ponga fine alle porte girevoli tra politica e giustizia. Ma per completare la sua squadra, dal capo di gabinetto agli alti dirigenti dei dipartimenti, Bonafede sarebbe già a caccia di altri pm in linea con il pensiero grillino. I nomi rischiano però di essere pescati dal medesimo bacino. Circola già quello di Alessandro Pepe, segretario di Autonomia e Indipendenza, la stessa corrente di Davigo. L'ex pm oggi giudice in Cassazione rischia anche di mettere a segno il pigliatutto alle elezioni del Csm.

Dove, con l'aggiunta dei membri laici spettanti al Movimento, che passano da uno della scorsa legislatura a tre, arriverebbe una forte presenza filopentastellata. Con gli effetti a cascata che può generare un blocco ideologico ben definito ai vertici della giustizia e della magistratura.

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