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Le guardie svizzere: «Bergoglio è sereno, ma teniamo gli occhi aperti»

Le guardie svizzere: «Bergoglio è sereno, ma teniamo gli occhi aperti»

I canali d'intelligence sono stati tutti attivati, all'interno della Città del Vaticano gli uomini della sicurezza del Papa, pronti per il viaggio del Pontefice nello Sri Lanka e nelle Filippine, dopo la notizia di un possibile attacco terroristico in Vaticano da parte dell'Isis, raccolgono informazioni e analizzano ogni singolo dettaglio. «Al momento non sembrano esserci pericoli, ma cerchiamo di essere informati su ogni piccola novità», spiegano a il Giornale fonti qualificate della sicurezza papale, «per adesso, però, nessuna paura specifica», rassicurano. Nei sacri palazzi la parola d'ordine di questi giorni è «niente allarmismi», ma c'è molta attenzione, come spiega Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana: «C'è ragionevole prudenza», dice il sacerdote gesuita, «anche se non è arrivata nessuna segnalazione di rischi specifici da parte dei servizi di sicurezza di altri Paesi. Non è il caso di alimentare preoccupazioni non motivate».

Secondo la Cia e il Mossad (lo ha rivelato la tv di Stato israeliana e il giornale tedesco Bild ) il prossimo obiettivo dei fondamentalisti islamici sarebbe, però, il Vaticano: gli 007 italiani sarebbero stati informati del rischio che corre il Papa e il Vaticano, luogo simbolo della cristianità già da tempo nel mirino dei jihadisti: lo scorso settembre, ad esempio, il portavoce dell'Isis, Abu, Muhammad al Adnani, minacciava di «conquistare Roma e spezzare le croci con il permesso di Allah». La notizia di questo dossier top secret stilato dai servizi segreti americani e israeliani, circola con insistenza, soprattutto tra gli «angeli custodi» di Papa Francesco: «Stiamo tenendo gli occhi più aperti del solito, senza però allarmarci - racconta a il Giornale una giovane guardia svizzera che si occupa da anni della sicurezza del Papa - lui è molto sereno e non si preoccupa di queste minacce, chiede sempre di stare in mezzo ai fedeli con la jeep scoperta».

Un po' preoccupati sembrano essere invece alcuni cardinali e vescovi che vivono e lavorano dentro la Città del Vaticano e che, dopo le ultime notizie, si affidano alla volontà di Dio: «Non ho ancora ricevuto alcuna raccomandazione dalla mia ambasciata - spiega un monsignore americano - ma quando passeggio in San Pietro sto sempre un po' attento, affidandomi al Signore».

Gli fa eco un cardinale italiano ormai in pensione: «Speriamo che questo clima di paura passi presto, preghiamo che non ci succeda nulla».

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