Politica

Guerra di spie in Europa Arrestato a Varsavia un manager di Huawei

In manette un dipendente della compagnia telefonica cinese: a rischio i segreti degli 007

Roberto Fabbri

Si aggrava la crisi con Pechino per la delicata questione delle accuse di spionaggio rivolte al colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei. Per la prima volta un dipendente cinese della grande azienda di Shenzhen è stato arrestato in Europa con l'accusa di avere passato informazioni all'intelligence di Pechino. È accaduto in Polonia, dove è stato fermato anche un cittadino polacco che lavora per la controllata locale della compagnia telefonica francese Orange.

Non sono state fornite prove delle accuse mosse contro i due, ma secondo i media polacchi i loro arresti si protrarranno per almeno tre mesi. Se giudicati colpevoli rischiano fino a 10 anni di carcere. L'azione del servizio polacco di sicurezza interna Abw è scattata dopo mesi di indagini. Il cinese arrestato è stato identificato come Weijing Wang, ricopre un ruolo primario presso la filiale polacca di Huawei e prima era stato per quattro anni assistente del console generale cinese nella città di Danzica. Quanto al suo presunto complice polacco, Piotr D., è consigliere di Orange Polska, gruppo di telefonia che a differenza della casa madre francese ha mantenuto rapporti di lavoro con Huawei. La sua posizione è particolarmente delicata: In passato aveva servito i servizi di sicurezza nazionali del suo Paese.

I media polacchi riferiscono che negli uffici di Huawei e di Orange Polska sono state effettuate perquisizioni alla ricerca di informazioni su dirigenti con incarichi collegati all'utilizzo e alla vendita di tecnologia. Il tutto nel contesto del crescente allarme sul legame di Huawei con i servizi segreti di Pechino. L'input arriva dagli Stati Uniti, con una informativa ufficiale nel novembre scorso agli alleati della Nato. Ma già dal 2012 Huawei è oggetto di boicottaggio negli USA, dopo la diffusione di un rapporto della Commissione intelligence della Camera che denunciava un suo ruolo pericoloso per la sicurezza nazionale.

Questo scandalo è esploso all'inizio di dicembre con il clamoroso arresto a Vancouver di Meng Wanzhou, direttrice finanziaria di Huawei nonché figlia del suo fondatore e numero uno. Pechino ha reagito con forti proteste, negando ogni accusa e alzando un polverone di sapore nazionalista (che nella Cina di Xi Jinping incontra sempre il favore popolare) che cita «azioni provocatorie attuate a tradimento» e arriva a scomodare presunte «idee suprematiste bianche contro i cinesi». Reagendo agli arresti di ieri in Polonia, Il ministero degli Esteri cinese ha invitato Varsavia a «gestire il caso correttamente».

Nonostante le proteste di Pechino, i sospetti sul ruolo di Huawei come Cavallo di Troia in Occidente non fanno che crescere. Dal 2017 , tra l'altro, è in vigore in Cina una legge che obbliga cittadini e organizzazioni a «sostenere, cooperare e collaborare nel lavoro di intelligence nazionale». Logico dunque sospettare delle compagnie cinesi all'estero. Si teme soprattutto per la tenuta dei segreti militari della NATO nel momento in cui si sta avviando in Europa la 5G, la rete tlc di quinta generazione. Tutto ciò ha portato all'attuazione di misure concrete. Così, mentre le indagini degli 007 occidentali continuano, in diversi Paesi le maggiori aziende di tlc hanno sospeso la collaborazione con Huawei. Oltre alla Francia, ciò è già avvenuto in Svezia, Norvegia e Belgio, mentre in Gran Bretagna il servizio segreto MI6 ha lanciato un chiaro allarme e British Telecom ha già preso misure.

In Germania Deutsche Telekom ha fin qui mantenuto importanti legami con Huawei, ma sarebbe in procinto di adeguarsi al bando, il che avrebbe forti ricadute anche in diversi Paesi dell'Europa centro-orientale.

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