La strana stagione dei "pacifisti" di destra

Ogni guerra, giusta o non giusta che sia, in difesa della democrazia, o contro la pulizia etnica o per difendere dall'aggressione un paese, ha messo nel conto l'opposizione di movimenti di sinistra

La strana stagione dei "pacifisti" di destra
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Nella storia del Novecento e del primo quarto di secolo del nuovo millennio i movimenti pacifisti che hanno contestato i governi alle prese con una guerra e che hanno utilizzato l'argomento o per ribaltarlo, o addirittura per fare una rivoluzione sono appartenuti sempre al 99% alla sinistra. A cominciare da quel treno, il famoso "treno piombato", che partito da Zurigo, passando per Berlino arrivò alla stazione di San Pietroburgo il 3 aprile del 1917 con a bordo Vladimir Lenin, un'operazione organizzata dai tedeschi per dividere la Russia dello Zar e spingerla a ritirarsi dal primo conflitto mondiale. E così andò. Da allora ogni guerra, giusta o non giusta che sia, in difesa della democrazia, o contro la pulizia etnica (anche sul Kossovo ci fu l'ostilità di una parte della sinistra) o per difendere dall'aggressione un paese, ha messo nel conto - dov'era possibile visto che nei regimi e nelle dittature non è consentito - l'opposizione di movimenti di sinistra. Ad esempio, il partito socialista italiano sposò il "neutralismo" nella prima guerra mondiale, come pure i socialisti tedeschi si divisero sulla guerra. Da lì è stata una costante. Qualche esempio: il Cln nel secondo conflitto mondiale si oppose alla "guerra fascista"; il partito comunista francese manifestò contro la guerra in Indocina; il partito laburista inglese fu ostile all'intervento a Suez nel 1956. Per non parlare della pace a senso unico che il Comintern sovietico portò avanti per più di settant'anni utilizzando i partiti comunisti satelliti per alimentare i movimenti pacifisti e destabilizzare i governi occidentali impegnati in conflitti che interferivano con gli interessi del Cremlino.

Ora, in uno dei quei paradossi che solo la Storia riesce ad inventare, sembra che un treno abbia percorso il tragitto contrario rispetto a quello di un secolo fa e abbia portato da Mosca nei paesi e nelle istituzioni europee un contingente di pacifisti - sempre a senso unico - con l'intento di fiaccare la solidarietà dell'Europa verso l'Ucraina. La novità del "mondo al contrario" - vale la pena di dirlo - è che sono spesso movimenti con una matrice populista, sovranista e in alcuni casi di estrema destra. Come si possa sposare sovranismocon questa nuova edizione dell'imperialismo russo è un rebus ma questo accostamento sembra che sia diventato un dato della realtà. Un dato, però, che non può non sorprendere: finché il pacifismo senza "se" e senza "ma", infatti, si ricollega ad un filone tradizionale del pensiero di sinistra è fisiologico, ma quando contagia - strumentalmente o meno - quella variante del nazionalismo che è il sovranismo i conti pure sul piano culturale stentano a tornare. Adesso nessuno vuole scomodare il vate Gabriele D'Annunzio ma è chiaro che il concetto di "nazionalismo" dovrebbe incontrarsi più con i valori di autonomia e indipendenza del nazionalismo ucraino che non con la politica imperialista dei nuovi Zar. Per cui certi toni accondiscendenti verso la cosiddetta "pace russa" o sono strumentali e puntano ad utilizzare sul piano elettorale lo slogan semplicistico che contrappone le spese per gli armamenti a quelle sociali, dimenticando che se non si garantisce la sicurezza e l'indipendenza di un paese non si salvaguarda neppure il suo modello di vita; o sono generati da una certa confusione non solo culturale del sovranismo di oggi.

L'ex-ambasciatore italiano a Mosca, Giorgio Starace, racconta nei suoi diari che l'addetto militare della missione diplomatica alle prime avvisaglie del conflitto russo-ucraino azzardò che sarebbe stata solo una scaramuccia; e, ancora, quando le colonne di tank dell'armata rossa puntarono su Kiev pronosticò che sarebbero penetrate in territorio ucraino come il coltello nel burro. Da allora sono trascorsi quasi quattro anni, quanto il secondo conflitto mondiale. L'addetto si chiamava gen. Vannacci. Licenze letterarie?Magari sì, ma in fondo pure i sovranisti italiani sono "sovranisti immaginari".

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