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"Ha ragione Greta: solo sofismi confusi. Ma l'impegno sui vaccini è positivo"

L'ex ministro: "Gli obiettivi sono identici a quelli di Parigi. La minimum tax? Non è nuova, ha solo un valore simbolico, che non impatta sui big del web"

"Ha ragione Greta: solo sofismi confusi. Ma l'impegno sui vaccini è positivo"

Giulio Tremonti non perde la sua colta ironia. Si chiacchiera di G20 con un ministro che ha partecipato a decine di vertici internazionali. E quando gli si chiede che impressione ha avuto di questo meeting romano, che nelle conclusioni è stato definito da Mario Draghi come un vertice che «ha riempito di sostanza le nostre parole», Tremonti ha la risposta pronta: «Pauca sed bene confusa sophismata», ci dice (pochi ma ben confusi sofismi).

Professor Tremonti, il G20 di Roma ha prodotto l'impegno per la vaccinazione, un'intesa sulla tassa globale, l'eliminazione dei dazi e un'intesa sul clima. Che ne dice?

«La posizione dei vaccini mi pare positiva. Deve essere ben chiaro che vaccinare fuori dall'Occidente è un investimento per lo stesso Occidente. Ciò detto non credo che la dimensione dello sforzo sia proporzionata alla popolazione globale. Quindi è un progetto parziale. Ma resta un proposito positivo».

La tassa sui giganti del web?

«Anche questa è positiva, ma era già stata oggetto di accordo a un precedente G20. Niente di nuovo. Oggettivamente non è male, ha un suo valore simbolico, ma nessun contenuto sostanziale per le grandi multinazionali. Le vecchie digital tax domestiche europee erano più incisive. Non a caso mi pare sia stata accolta con indifferenza dai gruppi multinazionali interessati».

Che dire dell'eliminazione dei dazi su acciaio e alluminio?

«Posto che di solito i dazi fanno male a chi li impone, questa è una partita interna tra America ed Europa. Averli eliminati non è un risultato da G20».

E l'intesa per azzerare le emissioni per la metà del secolo?

«Intanto noto che l'accordo è uguale a quello già fatto a Parigi, identico sia come orizzonte temporale, sia come temperatura obiettiv: ho qualche difficoltà a vedere tanto la novità, quanto la cifra trionfale dell'odierno comunicato. Poi, parlando di ambiente, credo che si debba distinguere tra clima e inquinamento: l'andamento del clima è secolare, l'inquinamento invece no, ha avuto la sua crescita esponenziale con la globalizzazione, a partire dal 1994. La prima grande industrializzazione tra '800 e '900 ha effetti sociali ed economici, ma non ambientali. L'effetto inquinamento era marginale. Mentre è cresciuto su scala mondiale con la globalizzazione».

Ma ora sembra ci sia l'impegno per fermarlo.

«Trovo pittoresco che chi lo ha creato, ora si candidi a eliminarlo. Sono le stesse élite artefici della globalizzazione che ora si presentano per risolverne i problemi. Guarda caso partendo dall'economia green, che è oggi quella finanziariamente più redditizia. Il solo fatto che le élite si candidino a fare le rivoluzioni dovrebbe far venire qualche dubbio».

L'obiettivo 2050 è realistico?

«I traguardi di qui a metà del secolo sono obiettivi filosofici, morali, vanno oltre la traiettoria d'azione dei governi in carica e la vita stessa di chi ne parla. L'impressione è che siano progetti di assoluta vaghezza. Hanno ragione Greta e la Regina Elisabetta».

Abbiamo assistito all'esaltazione del multilateralismo, di cui oggi il governo italiano si sta facendo alfiere. Le sembra un risultato importante?

«Oggi la politica tende al multilaterale, ma lo si nota con un decennio di ritardo: il governo italiano guidato da Berlusconi propose un trattato multilaterale, Global Legal Standard, 12 anni fa. La filosofia di fondo era il passaggio dal free trade al fair trade. Conteneva regole non solo economiche e finanziarie, ma anche politiche e morali. E all'articolo 4, tra l'altro, si prevedevano regole ambientali e igieniche. Oggi, in tempi di Covid, le dice niente? Il governo Berlusconi lo fece approvare all'assemblea dell'Ocse. Proprio come trattato multilaterale».

Ha pesato l'assenza di Cina e Russia? Prodi ha detto che questo è stato un G20 sfortunato.

«In effetti è stato G18, anzi sul clima un G17 perché nel merito è mancata anche l'India. In ogni caso non dimentichiamoci che il G20 è un'entità di serie B. Quest'anno è stata in Italia. Il prossimo sarà in Indonesia. Ha avuto un solo salto, nel 2009. Prima era una roba da sottosegretari. Nel 2009 è diventata il luogo drammatico della governance mondiale per gestire la crisi economica».

Ma per l'Italia è stata un vetrina importante.

«Sarà positivo per il made Italy, ma non mi è sembrata un evento particolarmente morale. Di solito i vertici non hanno un coté mondano, dovendo parlare della fame o dei vaccini. È stato il primo G20 stonato in rapporto alla dimensione drammatica dei problemi. Ma forse questa mia è una visione antiquata. Probabilmente è più in linea con questo G20 il signor Cucinelli Brunello.

Fotografato sullo sfondo di planet, people and prosperity».

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