Hackerati i diplomatici europei: «Donald bullo»

Roberto Fabbri

Cari diplomatici europei, state attenti a quello che scrivete nella convinzione (erronea) di farlo in un ambito riservato: orecchie molto attente - orecchie cinesi - sono lì ad ascoltarvi. È questa la lezione che andrebbe appresa da un articolo del New York Times, che riferisce di oltre mille cablogrammi inviati sulla rete di comunicazioni diplomatiche dell'Unione Europea intercettati da hacker che sarebbero al servizio del ministero della Difesa di Pechino

Le intercettazioni, scrive il giornale americano che cita il lavoro compiuto dall'azienda di sicurezza informatica «Area 1», sono durate anni. E il migliaio di messaggi intercettati e trascritti svela una panoramica molto interessante del punto di vista europeo su diversi dossier internazionali: opinioni che, logicamente, sono state espresse con un linguaggio libero dalle pastoie mentali tipiche della diplomazia.

È il caso dei giudizi espressi su Donald Trump: in quello che è forse il documento più interessante in assoluto, vengono riferiti i contenuti di una conversazione dei funzionari europei con il leader cinese Xi Jinping, che definisce senza tante cerimonie il collega americano un bullo che nella partita commerciale con Pechino si comporta «come in un match di boxe freestyle senza regole»: un irritato Xi dice ai diplomatici Ue di non voler subire «il bullismo di Trump», anche a costo di «una guerra commerciale che potrà far male a tutti».

Su Trump vengono fatte esplicite raccomandazioni di aggirare il rischio rappresentato dalla «imprevedibilità del presidente» rivolgendosi direttamente al Congresso, tenendo conto del suo «atteggiamento negativo fin dal principio nei confronti dell'Unione Europea, che ha creato una situazione di insicurezza». E va aggiunto che Trump viene trattato con severità anche in altri contesti: lo conferma il giudizio che viene tranciato dopo il suo incontro con il presidente russo a Helsinki, definito «di successo (almeno per Putin)».

A proposito di Russia, i messaggi intercettati comprendono abbondante materiale relativo alle mosse del Cremlino per mettere in difficoltà l'Ucraina e creare problemi all'Occidente.

In particolare vengono espresse preoccupazioni sulla Crimea, territorio ucraino annesso dopo un referendum illegale nel marzo 2014, che sarebbe stato già trasformato in «una zona calda dove potrebbero essere già state schierate testate nucleari».

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