Hamas si arrende: sì al piano Trump

La milizia palestinese: "Disposti a liberare tutti gli ostaggi israeliani, vivi e morti"

Hamas si arrende: sì al piano Trump
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La risposta di Hamas al piano Trump arriva in serata, alla fine di quello che sembrava essere l'ennesimo giorno interlocutorio, di minacce e rinvii. Ed è una risposta positiva: "Siamo pronti al rilascio degli ostaggio", fanno sapere i miliziani nel dossier consegnato ai mediatori qatarini. Un doppio successo per Trump, che incassa anche gli elogi dei palestinesi per il suo impegno nella vicenda.

"Hamas - si legge nel mes saggio - apprezza gli sforzi arabi, islamici e internazionali, così come gli sforzi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che mirano a porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza, favorire uno scambio di prigionieri, permettere l'ingresso immediato degli aiuti umanitari, respingere l'occupazione della Striscia di Gaza e l'espulsione del nostro popolo palestinese da essa". E poi: "In questo contesto, e al fine di raggiungere la cessazione delle ostilità e il ritiro completo dalla Striscia di Gaza, il movimento annuncia la propria disponibilità a liberare tutti gli ostaggi israeliani - vivi e deceduti - secondo il meccanismo di scambio previsto nella proposta del presidente Trump, a condizione che esistano le condizioni sul terreno per farlo. In questo contesto, il movimento conferma la propria disponibilità ad avviare immediatamente negoziati, tramite i mediatori, per discutere i dettagli".

L'organizzazione ha inoltre espresso consenso a trasferire il controllo della Striscia di Gaza a un ente palestinese, sulla base di un sostegno arabo e islamico, precisando che rimangono questioni aggiuntive, menzionate nella proposta Trump, che richiedono ulteriori discussioni. Su due punti in particolare l'organizzazione non ha fatto alcun accenno nella sua nota: il disarmo e la presenza di una forza internazionale nella Striscia.

Quanto alle altre questioni incluse nella proposta relative al futuro della Striscia di Gaza "saranno discusse all'interno di un quadro nazionale palestinese globale, all'interno del quale Hamas farà parte e al quale contribuirà responsabilmente". Un passaggio, quest'ultimo, che dimostra chiaramente come i miliziani ritengano ancora di poter dire la loro sul futuro di Gaza, opzione vista come il fumo negli occhi dal premier israeliano Benyamin Netanyahu così come dall'amministrazione Trump, che per la Striscia sembrerebbero avere ben altri progetti, perlomeno da quel che lascia intendere il documento Usa. Ed è questo che potrebbe far arenare nuovamente il megoziato, nel caso in cui Israele dovesse ritenere la risposta positiva di Hamas irricevibile.

La notizia del sì di Hamas arriva al termine di una giornata drammatica, nel corso della quale lo stesso Trump aveva dato l'ultimatum definitivo a Hamas, fissando come deadline la mezzanotte italiana (le ore 18 negli Stati Uniti) di domani, domenica 4 ottobre. "Se questo accordo da ultima chance non verrà raggiunto, l'inferno - come nessuno ha mai visto prima - si scatenerà contro Hamas. Ci sarà la pace in Medioriente in un modo o nell'altro", aveva scritto il presidente americano sul suo social Truth.

Poche ore prima un alto funzionario di Hamas avevariferito all'Afp di aver fatto sapere ai mediatori della "necessità di ancora un po' di tempo" per decidere, mentre "sta continuando le sue consultazioni sul piano". Una richiesta che confermava la spaccatura all'interno del movimento estremista palestinese tra i combattenti di Gaza, pronti a continuare la lotta come il leader Az al-Din al-Haddad, comandante delle Brigate al Qassam, e i capi in esilio all'estero, più propensi ad accettare l'intesa.

E che con il passare delle ore devono aver prevalso.

A Gaza, intanto, si continua a morire. Le vittime ieri - secondo fonti degli islamisti, non verificabili - sarebbero state almeno 60, tra cui due bambini deceduti per fame, in tutto 152 dal 7 ottobre.

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