Brexit

Hanno disertato le urne eppure adesso i giovani piangono l'addio alla Ue

Il paradosso degli under 30: non partecipano alle elezioni ma si lamentano dei risultati

Hanno disertato le urne  eppure adesso i giovani piangono l'addio alla Ue

«Giovani, se siete così sconvolti dall'esito del referendum sull'Ue, perché allora non vi siete dati una mossa per votare?». La domanda, frutto di numeri e buon senso, se l'è posta l'altro giorno l'Independent e costituisce una delle chiavi di lettura più interessanti del referendum sulla Brexit. In questi giorni abbiamo ascoltato condita in mille salse la tiritera della generazione Erasmus sgambettata dalla generazione deambulatore. Giovani contro vecchi, una narrativa perfetta per numerosi titoli. Il vecchio egoista che sàbota il futuro del nipotino per un malriposto senso di protezionismo, di nostalgia per un'Albione (perfida o no che sia) che non esiste più, per un antieuropeismo complottista e tremebondo.

Ma i dati dicono il contrario. Dicono, cioè, che in Gran Bretagna gli «under 24» votano assai poco, meno della metà rispetto agli «over 65». Dati sull'affluenza per fasce di età nel referendum dello scorso 23 giugno non sono ancora stati resi noti. Però esistono quelli delle elezioni del 2015: in quell'occasione votò il 36 per cento della fascia di età tra i 18 e i 24 anni, il 58 per cento dei giovani tra i 25 e il 34, il 72 per cento della fascia di età tra i 35 e i 44, il 75 per cento della fascia tra i 45 e i 54, l'81 per cento della fascia tra i 55 e i 64 e l'83 per cento degli ultrasessantaquattrenni. Probabilmente il voto sulla Brexit avrà coinvolto maggiormente i giovani, ma è difficile che i più giovani, quelli che si lamentano perché sarà più difficile per loro volare in Europa e partecipare al programma Erasmus, abbia colmato l'enorme gap di partecipazione rispetto ai padri e ai nonni.

Questo vuol dire soltanto una cosa: i giovani hanno rinunciato a scegliere e quindi ora non possono lamentarsi. Del resto lo conferma un altro grafico pubblicato giorni fa dalla Bbc, secondo cui le aree che hanno avuto la minore partecipazione al voto sono quelle demograficamente più giovani. Fa impressione vedere le due mappe della Gran Bretagna, l'una con evidenziate in chiaro le aree con meno affluenza e l'altra con in chiaro le aree più «under»: coincidono come fotocopie sbiadite. E del resto c'è un altro dato: 27 delle 30 aree più anziane del Regno Unito hanno visto prevalere il Remain. Quindi, visto che alla fine a dividere i due «partiti» sono stati 1.269.501 voti e che gli «under 24» sono circa 4 milioni, un 40 per cento in più di partecipazione al voto da parte di essi sarebbe forse bastata a rovesciare l'esito.

Fa sorridere così che adesso qualcuno chieda che il diritto di voto venga esteso anche ai sedicenni. Lo fa anche Richard Branson, patron del marchio Virgin. Potrebbero votare anche i poppanti, ma se poi alle urne non ci vanno? Del resto, molti giovani non si iscrivono nemmeno alle liste elettorali (cosa che in Gran Bretagna non è automatica come da noi) malgrado il governo abbia reso molto più semplice farlo, con una procedura online che richiede pochi minuti. E certo i giovani non si può dire non trascorrano molto tempo sul web.

Ma forse pochi minuti impiegati per compilare un «form» su internet sono molto più importanti del proprio futuro europeo.

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