«Ho dato a tuo papà 300mila euro...»

Così Arata senior e il re dell'eolico sbloccavano gli affari con le mazzette

Nessun ostacolo per promuovere gli affari sulle energie rinnovabili, un settore che faceva gola a molti. Anche a Cosa Nostra. Ci sono i contatti giusti con la politica e i canali privilegiati per introdursi negli uffici tecnici che devono valutare i progetti. E poi le mazzette, che sbloccano tutto, e che gli indagati si vantano di aver sborsato.

È uno scenario di affari e complicità quello che emerge dalle intercettazioni dell'inchiesta che ha portato in carcere il «re dell'eolico» Vito Nicastri e l'ex consulente della Lega Paolo Arata, da cui Salvini adesso prende le distanze. I due, per i pm, non sono semplici collaboratori ma soci che fanno affari insieme nell'eolico cercando di influenzare la politica. Del resto è lo stesso Arata a dirlo il 12 settembre ad un avvocato: «Qui stiamo parlando in camera caritatis, io sono socio di Nicastri al 50 per cento». E ancora: «Ero socio con Vito, che era il più bravo del settore, il più bravo in assoluto. Lo chiamano il re dell'eolico. Abbiamo fatto due società». E in una conversazione telefonica del marzo 2018, parlando con un esperto di energie rinnovabili, il faccendiere stesso si presenta dicendo: «Arata, il socio di... Vito».

Paolo Arata parla a ruota libera, almeno fino a maggio, quando vengono trovate telecamere all'ingresso della casa di Nicastri e una microspia in auto. Eppure, secondo il gip, l'ex consulente continua ad essere la longa manus di Nicastri anche quando lui finisce ai domiciliari. Gli investigatori lo ascoltano mentre parla con il figlio Manlio: «Mi fidavo totalmente di tuo papà, prima, in quel momento lì, lui era zero, non aveva una lira in tasca e io gli ho dato 300mila euro, basandomi su un rapporto di fiducia, ed è stato il più grande errore della mia vita. Era il dicembre del 2015 quando vi ho dato i soldi. Siamo arrivati dove siamo arrivati perché tuo papà, io venivo qua e gli dicevo: Ma scusa Vito...ah no, non me ne occupo...ma come non te ne occupi, io ti ho pagato e non te ne occupi?». Paolo Arata è solito sfogarsi con il figlio di Nicastri, mentre il «re dell'eolico» è agli arresti. «Papà mi ha fatto scrivere una carta che la società è sua al metà per cento...le carte ce le ha dal notaio. Però non ha tirato fuori una lira, neanche di Solcara (una delle società degli Arata nella quali Nicastri aveva una partecipazione occulta, ndr). Ed erano soldi che mi dovreste dare, quali soluzioni abbiamo adesso alla cosa? Ne abbiano due di soluzioni...una che io devo portare la tariffa al massimo livello, oggi in Parlamento c'è la legge sulla...eh..come si chiama». Nicastri, tramite il figlio, spesso sbroglia i suoi affari al telefono mentre è ai domiciliari. Ma a volte anche dal balcone. In un paio di occasioni viene immortalato dalla Dia, che documenta anche passaggi di carte dalla terrazza in un «paniere». Paolo Arata è in grande confidenza con il figlio di Nicastri, con il quale tratteggia il carattere del re dell'eolico commentandone i limiti. «I problemi di tuo padre derivano dal fatto che non è capace a valutare le persone, nel senso che ha commesso troppi errori nella sua vita sulle persone. Tuo papà ha purtroppo....è una persona di una grande intelligenza, ha una grande visione strategica, però ha dei limiti che io ho conosciuto frequentandolo». Ma dopo i nuovi guai giudiziari di Nicastri, nel maggio 2018, gli Arata lo considerano «bruciato»: «Vito non è più riutilizzabile questa è la verità, anche dopo questa seconda cosa non è che si può pensare che si fa ancora delle cose con Vito... basta».

Molte intercettazioni riguardano anche l'altro versante dell'inchiesta, quello relativo alla presunta corruzione di alcuni funzionari della Regione Sicilia. Ce n'è una in particolare che inguaia Arata.

«Quanto gli abbiamo dato a Tinnarelli?», chiede l'ex consulente per l'energia riferendosi ad Albero Tinnirelli, dirigente della Regione finito ai domiciliari. In un'altra conversazione Paolo e Francesco Arata spiegano al loro interlocutore di essere stati introdotti presso l'assessore regionale alle Attività Produttive Girolamo Turano da Gianfranco Miccichè.

PaTa

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