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Il bacio postato sui social che ha condannato Saman

L'intercettazione del padre della 18enne pakistana. La colpa? Un bacio al fidanzato

Il bacio postato sui social che ha condannato Saman

«L'ho uccisa io. L'ho fatto per il mio onore». Non sa di essere intercettato Shabbar Abbas, il padre di Saman, quando pronuncia a non ci sono più tracce è passato poco più di un mese. E lui si sfoga, senza più filtri: «Per me la dignità degli altri non è più importante della mia».

Quella conversazione è agli atti del processo per omicidio che comincerà a febbraio. Così come agli atti è la foto da cui è scaturita la rabbia omicida contro la ragazza diciottenne: la foto di un bacio scambiato con il fidanzato per le vie di Bologna, un normale momento di intimità tra due giovani postato su Istagram. Quello scatto non fu tollerato non solo dal padre, ma nemmeno dai parenti. In cinque andranno a processo: i genitori, ancora latitanti in Pakistan, lo zio (che finora è stato il principale indiziato) e due cugini, arrestati nei mesi scorsi tra Francia e Spagna.

Saman è sparita dalla notte tra il 30 aprile 2021 e il primo maggio, quando si allontanò dalla sua casa di Novellara, nel Reggiano. Gli investigatori, i carabinieri e la Procura di Reggio Emilia, sono sicuri che Saman sia stata uccisa e che il suo corpo, a lungo cercato senza esito nelle campagne e tra le serre della Bassa, sia stato fatto sparire, probabilmente dopo essere stato smembrato. A sostegno dell'ipotesi accusatoria ora c'è anche l'intercettazione del padre, fuggito in Pakistan lasciando in Italia il figlio minore (ora affidato a una comunità protetta). «Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno» dice Shabbar a un familiare. Lo stesso parente della telefonata, sentito dai carabinieri il 25 giugno 2021, ha dato un ulteriore riscontro, quando ha riferito che in effetti il padre di Saman lo aveva chiamato per intimargli di non parlare di lui: «Io sono già rovinato - le parole di Abbas nel racconto del parente - avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia». E ancora, sempre Shabbar: «Io sono già morto, l'ho uccisa io, l'ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l'abbiamo uccisa», senza fare nomi specifici, ma intendendo con «noi» ha spiegato lo stesso parente ai carabinieri, il contesto familiare. La confessione, seppur in una conversazione intercettata, è una novità. I tre parenti di Saman arrestati, lo zio Danish Hasnain, considerato l'esecutore materiale dell'omicidio, e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, suoi complici, fin qui hanno infatti detto di non c'entrare nulla con la scomparsa della ragazza. Mentre i genitori partirono in aereo per il Pakistan il primo maggio, i tre fuggirono insieme verso la Francia tra il 10 e l'11.

Attraversarono il confine in un camion e una volta arrivati a Marsiglia presero un treno per Parigi, dove arrivarono in serata. Qui si divisero: Nomanhulaq andò a Barcellona, dove poi venne preso, ultimo in ordine di tempo, a febbraio 2022. Ikram il 21 maggio fu fermato a pochi chilometri dal confine franco-spagnolo, su un bus. Hasnain è stato raggiunto dalle forze dell'ordine alla periferia di Parigi il 22 settembre 2021.

Secondo i carabinieri, coordinati dalla pm Laura Galli, i tre programmarono ed eseguirono il delitto, di concerto con i genitori.

L'obiettivo del gruppo era punire una ragazza che non voleva vivere secondo i dettami tradizionali, che era già scappata, si era rifiutata di sposare un parente in patria con un matrimonio combinato e che ora voleva andarsene di nuovo dopo aver intrapreso una relazione con un giovane connazionale.

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