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I 5 stelle: "Siri si dimetta". Le quattro domande per chiarire (e cacciarlo)

Chiedono spiegazioni ma hanno già deciso Guerra alla Lega per recuperare consensi

I 5 stelle: "Siri si dimetta". Le quattro domande per chiarire (e cacciarlo)

Per qualche giorno s'è parlato d'altro, d'accordo. Ma dall'uovo di Pasqua i grillini hanno tratto una (poco sorprendente) determinazione a non mollare la presa. Sicuri che il «caso Siri», ben condotto durante l'arco della campagna elettorale, possa ridare smalto e slancio alla bandiera. D'altronde, come ripete Di Maio un giorno sì e l'altro pure, e con vivo compiacimento, «con la mafia non si scherza».

Sta proprio nel continuo, spesso gratuito accostamento del nome di Armando Siri, sottosegretario vicinissimo a Salvini, al termine «mafia», la strategia mediatica per minare lo strapotere del Carroccio. I sondaggi ancora non lo registrano, ma nel quartier generale di Casaleggio, così come nell'entourage di Di Maio, sono certi che lo sforzo sarà ripagato. Non a caso, finita la tregua pasquale, i 5s sono ripartiti all'attacco, proprio mentre Salvini ribadiva concetti-base dell'ordinamento in difesa di Siri. «Mi fido di lui per come ho imparato a conoscerlo in questi anni. Però la Lega ha una morale semplice. Se viene provato il malcostume non guardiamo in faccia nessuno: chi sbaglia paga. I processi si fanno in tribunale, con le prove, e non sui giornali, con le indiscrezioni».

Eppure i grillini sono già oltre. In quattro domande di tono chiaramente propagandistico, ribadiscono i termini del «chiarimento» che pretendono da Siri: i suoi rapporti con Arata, il fine per il quale avrebbe fatto pressioni per l'eolico, perché si sarebbe contraddetto più volte nelle prime interviste e perché il figlio di Arata avrebbe avuto una consulenza da Giorgetti. La sentenza di condanna, comunque, è già stata emessa: dimissioni. Così non meglio precisate fonti (Casalino) spiegavano la linea ai più duri di comprendonio: «I leghisti le stanno provando tutte per distogliere l'attenzione sul tema principale: le dimissioni di Siri. Prima gli attacchi gratuiti alla Raggi, poi la foto di Salvini con il mitra e ancora la reintroduzione della leva obbligatoria. Una dopo l'altra per provare a oscurare quella che per noi rimane la notizia principale sulla quale non possiamo soprassedere: l'inchiesta per corruzione che vede il coinvolgimento del sottosegretario Siri. Di mezzo ci sarebbero legami con la mafia. E questo governo non deve avere alcuna ombra, non può essere accostato lontanamente a fatti di corruzione e mafia. Siri faccia un passo di lato e chiarisca».Pubblici accusatori senza toga, gli uomini di Di Maio ora cercano prove, riscontri, testimonianze (talune persino risibili) sui legami di Siri con Arata e quindi con il chiacchierato Vito Nicastri. Altre fonti grilline, che avrebbero lavorato alla stesura del contratto di governo, giurano che «il punto sul biometano è stato voluto dalla Lega nel contratto. Lo ricordiamo perfettamente, erano Siri e Centinaio a proporlo con insistenza... Noi accettammo... ma non sappiamo quali fossero i loro reali fini...». Tesi che scopre letteralmente l'acqua (o meglio il gas) caldo, visto che qualsiasi incentivo a fonti rinnovabili o sperimentali traina con sé il relativo mercato che può trarne vantaggi (succederebbe con qualsiasi fonte energetica). Rilanciata da Repubblica, la suggestione vede Siri e Centinaio spingere per il biometano e Arata, nel frattempo, predisporre una società ad hoc, la «Solgesta srl», per trarne benefici. «Sono allibito da quel che leggo - ha dichiarato Centinaio, che ieri minacciava querele a raffica -, mi aspetto che i colleghi 5S abbiano il coraggio di metterci la faccia».

Lo stesso Salvini difende a spada tratta Siri e sminuisce i rapporti Lega-Arata: «Da lui mai una lira, erano i 5S che nei programmi avevano una marcata crescita da investimenti sull'eolico».

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