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I 5s anti-Trump lanciano l'sos ai "nemici" Usa

I 5s anti-Trump lanciano l'sos ai "nemici" Usa

La Libia è fuori controllo, il governo italiano non ha voce in capitolo, si teme una nuova ondata migratoria. Ennesima dimostrazione che se curi solo la propaganda, non fai politica e non stringi alleanze ti ritrovi da un giorno all'altro isolato e schiacciato da problemi insormontabili. Ma per fortuna c'è Giuseppe Conte. Scrivono, infatti, i giornali che il presidente del Consiglio ha avuto un'intuizione: chiedere agli americani di intervenire sulla Francia e porre fine al conflitto libico.

Gli Stati Uniti dovrebbero, cioè, svolgere quel ruolo cui l'Italia ha abdicato e dovrebbero farlo senza averne alcun interesse geopolitico né economico. Un gigantesco favore. Una prova di vera amicizia. Una dimostrazione di straordinaria sintonia politica che verrebbe dopo l'accordo strategico sottoscritto dal governo italiano con la Cina, le liaison con la Russia, le accuse di golpismo in Venezuela, i tira e molla sugli F35... L'ultimo calcio spensieratamente assestato dagli allegri gialloverdi al basso ventre dello storico alleato risale a pochi giorni fa. È stato subito dopo l'arresto, a Londra, del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, il noto hacker che ha rubato e diffuso centinaia di migliaia di documenti top secret della Difesa Usa. Nel consueto silenzio del ministro degli Esteri, Moavero Milanesi, la scena è stata occupata dal suo pirotecnico sottosegretario grillino Manlio Di Stefano, che ha definito l'arresto di Assange «un'inquietante manifestazione di insofferenza verso chi promuove trasparenza e libertà». Non bastasse, si è risvegliato anche Alessandro Di Battista. Sobrio come al solito. Assange è «un patriota dell'umanitá» e chi avalla la sua estradizione uno «scendiletto degli Usa», ha detto il Che Guevara di Roma Nord.

Breve nota a margine. I grillini si sono ormai rimangiati il mito della trasparenza: niente più dirette streaming; alle loro riunioni, come accade in Campidoglio, consegnano addirittura i cellulari per «evitare fughe di notizie». Eppure ritengono doveroso che uno Stato sveli i propri segreti militari mettendo a rischio la sicurezza nazionale, i rapporti diplomatici e la vita dei propri agenti segreti.

Dov'è la coerenza? Sarebbe come prendere sistematicamente a pesci in faccia l'America e poi chiedergli aiuto alla prima difficoltà.

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