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I 5s conservano le poltrone ma cedono sulla prescrizione

I grillini sbeffeggiano Renzi (ma dove va con il 2%?) Spiragli dal Guardasigilli sulla riforma dei processi

I 5s conservano le poltrone ma cedono sulla prescrizione

Per i grillini del 2020 è una grande vittoria. Ma solo tre anni fa avrebbero parlato di un baratto per mantenere le poltrone. Il ministro della Giustizia, come ampiamente prevedibile, resta al suo posto. Vane le minacce di Italia viva di Matteo Renzi, che alla fine ha votato contro le mozioni di sfiducia presentate dal centrodestra e da +Europa di Emma Bonino. Il pallottoliere di Palazzo Madama riporta 160 voti contrari, 131 favorevoli e un astenuto per il documento di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. E 158 no, 124 sì e 19 astenuti per il testo della Bonino. «Senza i voti di Italia viva alla prima votazione sarebbe passata la sfiducia» si affrettano a rivendicare fonti renziane dopo il verdetto del Senato. Soddisfatti anche i grillini che, non nascondendo un certo sprezzo per Iv, già nella serata di martedì sottovalutavano gli aut-aut dell'ex senatore semplice di Rignano. «Non abbiamo mai temuto che il governo andasse sotto» dicono dal M5s sicuri del fatto che a Renzi non converrebbe staccare la spina all'esecutivo. «È un partito che ha il 2%» si fanno beffe i pentastellati. Sottolineando: «Anche perché dopo il Conte II l'unica strada sono le elezioni». Ma la politica, nonostante i proclami incendiari del grillismo delle origini, si regge sui compromessi. E dietro la tregua incombe lo spettro della prescrizione. Abolita dopo il primo grado di giudizio da Bonafede durante il governo gialloverde. Un aspetto della cosiddetta «spazzacorrotti» mal digerito dal Pd e osteggiato apertamente da Italia Viva. Con i renziani che prima dell'uragano coronavirus avevano proposto di sospendere per un anno la legge voluta dal Guardasigilli con il lodo presentato da Lucia Annibali, poi bocciato in Commissione. Alla fine la mediazione era arrivata grazie al lodo Conte-bis (dal nome del deputato di Leu Federico Conte) che prevede un trattamento diversificato nell'applicazione della prescrizione per gli imputati assolti o condannati in primo grado.

Come si aspettavano in tanti, il segnale sui «processi a vita» arriva. Bonafede durante la sua autodifesa lascia intravedere uno spiraglio. «Su questo punto, così come su tutto l'andamento dei tempi del processo sarà importante una Commissione ministeriale di approfondimento e monitoraggio dei tempi che permetta di valutare l'efficacia della riforma del nuovo processo penale e civile». Rispetto al muro contro muro di tre mesi fa è un passo in avanti. O, se vogliamo, un ammorbidimento del giustizialismo stellato per tenere in piedi la baracca giallorossa. Anche il senatore del Pd Franco Mirabelli evoca il fantasma della prescrizione e si rivolge così a Bonafede: «Insieme alla Lega ha votato il provvedimento spazzacorrotti e con la Lega ha abolito la prescrizione dopo il primo grado di giudizio». Quindi chiede «discontinuità» al ministro e insiste: «Riaffrontiamo il tema della prescrizione».

Il resto è un'autodifesa senza autocritica da parte di Bonafede. Che rivendica «la lotta al malaffare» e parla di «dibattito gravemente viziato da allusioni e illazioni». E sulla nomina del capo del Dap e le accuse del Pm Nino Di Matteo sbotta: «Non ci furono condizionamenti, non sono più disposto a tollerare alcuna allusione o ridicola illazione».

Mentre sulle scarcerazioni di alcuni boss mafiosi dopo lo scoppio della pandemia si fa scudo dell'esecutivo: «Le misure adottate durante l'emergenza sono il frutto del lavoro di squadra di tutto il governo».

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