Coronavirus

"I contagi aumenteranno Ogni caso ne genera due"

Il direttore del dipartimento Malattie infettive del Sacco di Milano, Giuliano Rizzardini: "Tutti si sono mossi molto velocemente"

"I contagi aumenteranno Ogni caso ne genera due"

I virologi lo dicono da settimane: «I numeri dei contagi aumenteranno, prepariamoci». Così è stato e così sarà nei prossimi giorni. Tuttavia è difficile immaginare l'andamento del virus e dei contagi. Ne abbiamo parlato con Giuliano Rizzardini, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Asst Fatebenefratelli Sacco di Milano, il reparto in primissima linea per gestire i casi più gravi da Coronavirus.

Rizzardini, le istituzioni dicono che non si tratta di pandemia. Giusto?

«Giusto. Al momento possiamo parlare di un'epidemia che ha colpito il Nord Italia».

Però i numeri stanno crescendo con una velocità impressionante nel giro di poche ore.

«Il virus si trasmette velocemente. Ma non ha un indice di riproduzione eccessivamente alto. Da un caso di coronavirus ne nascono altri due o due e mezzo. Invece un malato di morbillo può contagiare circa 18 persone. In ogni caso è presto per capire come procederanno i contagi. Facciamo ancora fatica a capire le modalità e quindi l'andamento».

Le misure in atto per contenere l'epidemia sono sufficienti?

«Gli interventi di isolamento sono fondamentali per contenere il contagio. Così come lo è il lavoro di indagine per cercare le persone con cui sono stati a contatto i soggetti positivi al test. Dovremmo auto isolarci anche per una banale influenza ma ovviamente non lo facciamo».

Stavolta però c'è in ballo un virus mortale.

«Sì, ora abbiamo un po' più di paura. Ed è positivo se ci porta ad essere più prudenti. Le istituzioni e gli ospedali si stanno muovendo molto bene e non sono stati fatti errori. Anzi, tutti si sono mossi molto velocemente. Ma molto importante è il comportamento della gente, a cominciare dai piccoli gesti. Che poi coincide con il protocollo dell'igiene anti influenzale: coprirsi con l'avambraccio quando si starnutisce, lavarsi bene e spesso le mani, stare a un metro di distanza quando si parla con le persone, usare fazzolettini usa e getta».

Quello che inquieta è che si sa ancora poco sul virus.

«Ma nemmeno poi così poco. Anzi, è stato fatto un percorso scientificamente affascinante. Mi perdoni il termine, parlo dal punto di vista medico.

A metà dicembre i primi casi in Cina, alla fine di dicembre i contagi più diffusi. Dopo sette giorni il virus è stato isolato, dopo 15 giorni ne è stata identificata la sequenza, elemento fondamentale che ci permette di fare le diagnosi più in fretta. Se ci pensa è stato un percorso molto rapido».

È possibile che alcuni pazienti non presentino sintomi ma siano veicoli di contagio?

«Ci possono essere i classici casi di portatori asintomatici dell'infezione. Siamo a pochi giorni dal primo caso, dobbiamo ancora capire molto».

Al Sacco siete pronti a gestire i nuovi casi?

«Su quello che avviene in ospedale in questi giorni non posso rispondere. E nemmeno su come stanno i nostri pazienti.

È bene che le informazioni vengano date da un unico organo preposto, in questo caso Regione Lombardia, per non fare confusione ed essere il più chiari possibile».

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