I dieci grillini fuggitivi si rifugiano al Nazareno

Di Maio, Di Battista e Taverna lanciano accuse infamanti («venduti e traditori») contro i nove deputati e il senatore. E in serata Rizzetto viene aggredito mentre va da Renzi

I dieci grillini fuggitivi si rifugiano al Nazareno

La parabola politico-parlamentare cominciò con le Quirinarie , espressione moderna ma assai spuria della volontà popolare «secondo il Web». Ma il Web non è Vangelo, scritto com'è sotto dettatura da influencer al soldo e scalmanati in libertà. Così ora tutto sembra finire in una dolente Catilinaria , rivoltosa via di fuga e arringa di peones che non ne possono più della finzione. Hanno imparato che esiste una democrazia reale: faticosa, ma concreta. Ieri è toccato prenderne atto ad altri nove deputati (Baldassarre, Barbanti, Bechis, Mucci, Prodani, Rizzetto, Segoni, Rostellato, Turco) più il senatore Molinari.

Sono passati solo una ventina di mesi dall'apogeo, dalla marea montante. Un secolo, a leggere ciò che scrive il più accreditato tra gli «intellettuali di area», il professor Paolo Becchi. «Lasciano perché la tattica è incomprensibile, schizofrenica e fallimentare. Lasciano perché la Rete è diventata una farsa, e il M5S ha sbagliato tutte le mosse...». Saranno pure «traditori», pattuglia di manovra che voterà secondo le indicazioni del premier Renzi, come ieri strillavano inviperiti i capatàz grillini, dagli esuli definiti «capibastone» e «vertici abusivi del Movimento». Invettive che rimbalzavano online grazie all'impegno dei «soliti noti» che animano la presunta vox populi: foto segnaletiche con l'indicazione di «sputare a vista». Nulla di strano, se non nella concezione della democrazia, giacché Luigi Di Maio aveva già dato la linea: «Legata alla presidenza della Repubblica c'è in corso una campagna acquisti... O c'è qualcuno che sa comprare bene o qualcuno che si vende per poco». «C'è chi si vende l'anima», rinforzava Di Battista. «I fuoriusciti sono testoline vuote vendute per quattro soldi. Mi sono rotta le palle», sputava a modo suo Paola Taverna. Accuse su accuse, fino alla poco credibile denuncia su Facebook di Nicolò Romano che sosteneva di aver visto i fuoriusciti ricevere sms con promesse di soldi e incarichi. Calunnia che l'ormai «ex» Rizzetto non farà passare liscia: «Capisco la rabbia e gli insulti... Ma ora caro collega o dimostri la cosa entro 30 minuti o in Procura ci vado io». Quando in serata Rizzetto è comparso sulla soglia del Nazareno, i militanti M5S gli hanno gridato «traditore, vergogna!». Il deputato è stato costretto a tornare sui suoi passi, scortato dalle forze dell'ordine. I contestatori non si sono dati per vinti e hanno ingaggiato un inseguimento terminato solo nei pressi del Parlamento. Presi di mira anche i senatori Luis Orellana e Fabrizio Bocchino. «Squadristi a 5 stelle», ha denunciato su Twitter il presidente Pd Matteo Orfini.

Il gruppo M5S alla Camera è passato da 109 deputati a 91, al Senato da 54 a 37 - e ora rischia di trascinare con sé Grillo e Casaleggio (che ieri hanno annunciato che presenteranno una rosa di quattro nomi, tra cui Romano Prodi) assieme a divertenti boutade come quella di inviare una letterina ai parlamentari del Pd per tentare di metterli in difficoltà, chiedendo di esprimersi sul candidato preferito. Giochino cui hanno risposto in sei: quattro per confessare di volere Prodi (Civati, Mineo, Zampa e Monaco) e due per rifiutarsi e suggerire a Grillo di «andare a zappare la terra» (Stefano Esposito). Il gruppo dei fuoriusciti si chiamerà Alternativa libera . Liberi di essere consultati da Renzi. Fosse anche solo per ricevere promesse e incarichi, è il prezzo della libertà. Niente di più, niente di meglio.

di Roberto Scafuri

Roma

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