Di Maio sferra l'assalto finale ai dubbiosi M5s: presto arriveremo a 100 parlamentari

In arrivo la Azzolina. In bilico anche Bonafede e Fraccaro che smentisce. I dubbi: "Come ci chiamiamo? Futuristi? Meglio dimaiani"

Di Maio sferra l'assalto finale ai dubbiosi M5s: presto arriveremo a 100 parlamentari

«Allora, da oggi come ci dobbiamo chiamare? Insiemisti è brutto, futuristi sa di inizio Novecento e ricorda Futuro e Libertà di Fini, per il momento meglio dimaiani, anche se non è il massimo», sono questi i primi pensieri che animano la neonata truppa parlamentare di Insieme per il Futuro, all'indomani della giornata campale della scissione. Il loro leader, Luigi Di Maio, dopo l'ufficializzazione del divorzio dal M5s durante l'happening dell'Hotel Bernini, finite le comunicazioni del premier Mario Draghi alla Camera, riveste i panni del capo della diplomazia italiana e si imbarca per Belgrado, capitale della Serbia, dove incontra il capo dello Stato e la premier. Oggi sarà a Roma per la prima assemblea congiunta dei gruppi di Ipf, convocata alla Camera per le 14. Il ministro degli Esteri si sente finalmente libero dalle zavorre di un passato grillino che era diventato troppo ingombrante. E quel no «all'odio, agli estremismi, ai sovranismi e ai populismi» pronunciato martedì sera è un urlo liberatorio ripetuto come un mantra dai 62 deputati e senatori che hanno deciso di seguirlo nell'addio al grillismo.

Per Di Maio comincia il capitolo di una nuova storia. Centrista chi lo sa, dipende molto dalle mosse e dagli umori dei vari Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, ma soprattutto dei fumantini Carlo Calenda e Matteo Renzi, che già hanno fatto arrivare le loro critiche al titolare della Farnesina. Lui se ne cura il giusto, blindato com'è da Palazzo Chigi. «Abbiamo assicurato la stabilità del governo in un momento delicato, se a Conte venisse in mente di chiedere il ministero degli Esteri per il M5s dovrà parlarne con Draghi», gonfiano il petto e ridacchiano soddisfatti i dimaiani, i più corteggiati del Palazzo, almeno dai giornalisti. E quindi centrista forse, draghiano nei fatti, sicuramente «non partito personale». Così Di Maio immagina la sua nuova creatura politica.

Il day after è all'insegna dell'ottimismo. «Probabilmente arriveremo a quota 100 in qualche giorno», spara una parlamentare dimaiana. Battuta a parte, cento è il traguardo che dalle parti di Ipf vedono raggiungibile al massimo in qualche settimana, anche se c'è chi invita a non dare troppo i numeri con i giornalisti. E pure in Senato ci sarà un gruppo autonomo, grazie al simbolo di Centro Democratico che sarà concesso da Bruno Tabacci. Intanto a mattinata inoltrata arriva la notizia del passaggio a Ipf di due europarlamentari, Chiara Maria Gemma e Daniela Rondinelli. Ma è a Roma che si attende la valanga. Nei prossimi giorni sono attesi altri dieci transfughi, tra cui un'ex ministra contiana come Lucia Azzolina. «Lucia la vedo molto in difficoltà, forse va via», conferma al Giornale una deputata del M5s. Entrano nel toto-nomi dei partenti altri big, tra cui l'ex ministro Alfonso Bonafede e l'ex sottosegretario a Chigi Riccardo Fraccaro. Quest'ultimo all'Adnkronos nega l'addio, mentre Bonafede è sotto accusa per la posizione morbida tenuta durante il Consiglio Nazionale con all'ordine del giorno l'espulsione dell'ex capo politico.

Di Maio vola alto. Incassa gli endorsement del consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, che dice che «Di Maio ha scelto di stare dalla parte del bene» e del ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba: «Sono grato a Luigi Di Maio per la sua integrità». In Italia, però, in tanti si interrogano sul futuro del ministro alla fine della legislatura. Soprattutto in ambienti contiani sono sicuri che «il sistema gli darà una ricompensa». Magari un incarico internazionale. Si spara alto: l'Onu o la Nato. Di Maio potrebbe anche fare da regista di un vasto contenitore centrista capeggiato dal sindaco di Milano Beppe Sala e puntare a bissare la Farnesina in un altro governo di larghe intese, forse senza nemmeno passare da una candidatura in Parlamento.

A Roma i dimaiani continuano a dare i numeri. Per stoppare le voci su una scissione propiziata da chi è già al secondo mandato, precisano: «40 parlamentari su 62 sono al primo mandato».

Dati alla mano è proprio così. Nella banda di Ipf non manca un po' di rancore nei confronti di Beppe Grillo. «Io sono sempre stato vicino a Beppe, ma stavolta è lui che ha sbagliato a sostenere Conte», confida un eletto dimaiano.

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