Se non fosse per quella bestia nera sempre più odiata dai politici che è la libertà di stampa, il figlio sedicenne del vicepremier Matteo Salvini in giro con una moto d'acqua della polizia potrebbe essere derubricato a stupidata estiva. Così la pensa il capo della polizia, Franco Gabrielli. Ma la libertà di stampa esiste ancora, è in pericolo, e allora ecco le dichiarazioni preoccupate di Gabrielli. «In questa vicenda c'è solo una cosa che mi interessa e che sto approfondendo: se c'è stata una limitazione al diritto di informazione e cronaca. Faremo tutte le valutazioni sia sotto il profilo penale che disciplinare». Ancora: «Se ci sono state minacce e atteggiamenti fuori dall'azione ordinaria, ci sono anche profili penali». Salvini ha risposto alla velocità della luce: «Onestamente non vedo rischi per la libertà di stampa» e «sono preoccupato se si usano bambini per fare polemica politica».
Quel che è accaduto la mattina del 30 luglio sulla Riviera romagnola qualche questione la pone, secondo il capo della polizia Gabrielli. Mentre i bagnanti si godevano la scena, due uomini in borghese cercavano di bloccare il videomaker di Repubblica, Valerio Lo Muzio, che la filmava. Il quotidiano (con altri giornalisti) ne ha dato subito una prima ricostruzione video. «È un mezzo della polizia, non ci mettere in difficoltà» ha detto uno dei due uomini, che si sono qualificati come poliziotti e hanno addotto ragioni di privacy. Il giornalista è rimasto sul posto e i due, sempre più spazientiti, lo hanno seguito per l'intera mattinata, mettendosi davanti alla telecamera per tentare di oscurare le riprese. «Non abbiamo mai detto di essere poliziotti, se vieni con me ti faccio spiegare chi sono» si è fatto minaccioso uno dei due. Qualcuno ha chiamato il pilota della moto e lo ha invitato a tornare a riva in modo da non poter essere ripreso.
Non basta. In conferenza stampa al Papeete Salvini ha insultato il giornalista. Lo ha interrotto più volte: «Lei che è specializzato vada a riprendere i bambini, visto che le piace tanto». Il giornalista ha replicato: «Mi sta dando del pedofilo?». La vicenda ha superato i confini nazionali perché la stampa estera ha accusato i giornalisti italiani di non aver aiutato il collega messo visibilmente in difficoltà dal ministro. Ora l'Fnsi, la Federazione nazionale della stampa, assicura che difenderà il giornalista. Una brutta storia quella su cui ha messo gli occhi Gabrielli.
Su una cosa capo della polizia e ministro dell'Interno sono d'accordo, cioè che, come ha detto Salvini, «tanti altri bambini salgono sulle moto della polizia, sui mezzi dei vigili del fuoco, sui mezzi dei carabinieri. Se ci sono indagini, aspettiamole. Che lascino fuori i bambini e se la prendano con me». Parole simili a quelle di Gabrielli: «La vicenda onestamente mi sembra un po' amplificata, vi potrei portare decine di immagini di nostri mezzi utilizzati anche da ragazzini».
Si sbagliava a pensare che gli acquascooter fossero lussi da calciatori. Pare esistano album di foto che ritraggono ragazzini sui mezzi della polizia. Agenti buoni, lì a far divertire i figli della povera gente o i pargoli dei potenti, è difficile dirlo, perché l'Italia non è Paese di legalità puntuta ma popolo di gaudenti navigatori.
Adesso si indaga e il giornalista è stato ascoltato per tre ore dalla procura di Ravenna insieme ad altri colleghi e ha ripetuto la propria versione. A caldo il più duro con se stesso era stato Salvini: «Errore mio, da papà». Visto come butta, ha ingranato la retromarcia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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