La legge sui rider come eterna incompiuta di questo governo? Luigi Di Maio inaugurò il suo mandato da Ministro del Lavoro ricevendo i rappresentanti dei fattorini del food delivery e promettendo loro che avrebbe costretto le piattaforme online ad assumerli. In realtà fu presto chiaro che un simile provvedimento avrebbe semplicemente ucciso il settore e la norma si inabissò. Adesso, oltre un anno dopo, Di Maio torna alla carica minacciando un decreto che, tra l'altro, dovrebbe imporre una paga minima oraria (purché i rider effettuino almeno una consegna all'interno dell'ora) e l'obbligo di copertura Inail per gli infortuni sul lavoro. Rispetto alle bozze circolate mesi fa, ci sono una buona e una cattiva notizia. La buona notizia è che Di Maio sembra aver compreso che il modello di business delle piattaforme si basa proprio sulla flessibilità del loro rapporto coi fattorini. Non solo: questi ultimi, generalmente, non concepiscono l'attività di rider come un «lavoro» ma come un'occupazione temporanea, per arrotondare o per far fronte a un periodo di difficoltà o disoccupazione. Tipicamente la loro relazione con le piattaforme è di breve durata (in media sei mesi) e quindi è improponibile sovraccaricarla di norme. La cattiva notizia è che, anziché demandare la tutela dei diritti dei lavoratori alla negoziazione tra le parti, il governo sembra intenzionato a intervenire con la mannaia legislativa. Le misure proposte - in particolare, minimo orario e copertura Inail - rischiano di danneggiare il mercato senza garantire effettiva protezione ai rider.
Se proprio l'esecutivo vuole intervenire, dovrebbe farlo in modo diverso. La garanzia del salario minimo dovrebbe essere legata a un irrigidimento del rapporto tra lavoratore e piattaforma, altrimenti si rischia di incentivare comportamenti opportunistici. A tal fine, si potrebbe prevedere un doppio canale per i rider, a seconda del quantum di flessibilità che essi intendono mantenere. In altre parole, si potrebbe immaginare che, quando un rider prende servizio, debba scegliere tra due tipologie di collaborazione: quella flessibile (in cui, come adesso, può rifiutare le singole chiamate, ma allora viene remunerato solo per le consegne); oppure quella rigida (in cui al rider viene garantito un minimo orario, ma allora non solo ha l'obbligo di accettare almeno una chiamata nell'ora, ma anche il divieto di rifiutare eventuali altre chiamate).
La ratio è semplice: se vuoi i benefici del lavoro autonomo (la flessibilità), devi accollarti il rischio conseguente; se vuoi i benefici del lavoro dipendente (la certezza della remunerazione), devi anche prendere gli oneri.Istituto Bruno Leoni
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