I gay discriminati dai trans: non sono abbastanza pro Pal

Polemica al Pride di Napoli per l'apertura a Israele del presidente dell'Arcigay. Sfilata in silenzio per protesta e bandiere palestinesi

I gay discriminati dai trans: non sono abbastanza pro Pal
00:00 00:00

Sembra inevitabile: non c'è niente di più divisivo di ciò che pretende di unire tutte e tutti. C'è sempre qualcuno che si sente più esclusivo di te. E così sabato, al Gay Pride di Napoli, in un'esplosione di colori, voci, polemiche e cuori che non sempre battevano all'unisono, si è srotolato il lungo corteo arcobaleno fra orgoglio e fratture da Piazza Municipio a Piazza Dante, con concerto e Star show finale. Rivendicazioni, piume, balli, discussioni e spaccature. Madrina della manifestazione: la cantante Gaia, che intonava cori "Palestina libera" ma da chi? Da Hamas, immaginiamo , artista di grande talento, attivista passionale e ragazza che non ha paura di mettere volto e corpo nelle battaglie civili, anche se a occhio, lei come tanti e tante che sfilato unilateralmente per Gaza, non ha la minima idea di dove si trovi la Palestina né come si sia arrivati al conflitto. E mai che si manifesti con la stessa foga per lo Yemen, il Sudan, il Congo... Si vede che dipende dalle mode di stagione.

Insomma è successo che il "Napoli Pride 2025" era già partito male: il tema scelto avrebbe dovuto essere "Amore senza confini", poi ricalibrato in "Amore senza età" e poi diventato "Il corpo non è reato", con una spaccatura dietro l'altra dentro la comunità Lgbtq partenopea. Ed ecco l'Apocalypse Pride. Tutte e tutti contro tutti e tutte. Da una parte il comitato organizzativo con in testa il presidente di "Arcigay Napoli" Antonello Sannino, malvisto per la sua apertura a Israele. Dall'altra l'Associazione Transessuale Napoli che ha deciso di uscire dal corteo ufficiale in aperta protesta proprio contro Sannino da alcune e alcuni considerato omofobo e transfobico reo di essersi recato al "Tel Aviv Pride" (peraltro poi cancellato con l'apertura delle ostilità con l'Iran). Dall'altra ancora "I Ken", associazione di cultura omosessuale napoletana, simile per impostazione pacifista e critica delle violazioni dei diritti umani, che ha stigmatizzando il legame con Israele e la mancata condanna esplicita del conflitto. E infine, da un'altra parte ancora, le femministe di Arrevutammo, sigla vicina ai centri sociali e alla sinistra anarchica, che hanno indetto una loro contro-manifestazione. Il mondo capovolto.

Tanti sono i colori dell'arcobaleno, tanti gli slogan. Chi sventola le bandiere palestinesi, chi grida "Le mie mani non sono sporche di sangue!", chi è per Gaza, chi contro Hamas, chi sostiene che "la liberazione queer è inseparabile dalla lotta di liberazione dei popoli oppressi" e chi su un carro grazie a dio non armato - sostiene l'occupazione "sionista". Pride e contro Pride. "Dal Vesuvio al mare".

I gay litigano con i transessuali, le femministe si arrevutano e i Pro Pal sfilano in silenzio in polemica contro i filo-israeliani. Ah, e quest'anno c'era anche la Cgil. Con un proprio carro.

E alla fine la massima autorità sovrannazionale in materia - l'Arcigay Italia - ha espresso disappunto

per le defezioni, sollecitando una riflessione meno conflittuale all'interno del movimento. "Dobbiamo essere tutte e tutti alla festa per i diritti". Che indubbiamente è un altro ottimo slogan. Giusto. Ma i diritti di chi?

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica