Chiamatelo renzismo, se volete. Ma è un renzismo esasperato, un renzismo sfuggito di mano e spinto all'estremo. Nella storia remota e recente non c'è stato governo che non abbia alimentato lo spauracchio di un nemico oggettivo incombente o non abbia almeno una volta messo in scena sul piano inclinato della politica l'antico rituale precristiano del capro espiatorio. È, ormai, una tecnica collaudata. Ne parlano gli spin doctor nei manuali di marketing politico; serve a serrare i ranghi, a giustificare i fallimenti, a distrarre la pubblica opinione. Con Matteo Renzi, però, l'antico andazzo ha subito un'inedita accelerazione. I «vecchi» politici del Pd, i tecnici dei ministeri, le tecnostrutture di Bruxelles, la Commissione europea, la Germania, i sindacati, i corpi intermedi, i «giornaloni», la Banca d'Italia, la Consulta, l'Inps, l'Istat... Ogni potere era un contropotere, ogni autorità nascondeva un abuso. Tanti, troppi nemici. Nemici del popolo, nemici del cambiamento di volta in volta additati alla nazione a giustificare gli empasse del governo. Sembrava, allora, si fosse raggiunto il limite. Errore. Si poteva fare di più. Molto di più.
Da Genova all'Ilva, dalla Libia allo spread, dal Def ai vaccini, dai vitalizi alle pensioni non c'è problema che non veda i capi di Lega e Cinquestelle indicare non soluzioni ma colpevoli. Il loro istinto è prepolitico, la loro prassi è accusatoria. Renzi, in fondo, circoscriveva il conflitto. Di Maio e Salvini lo portano alle estreme conseguenze passando d'un balzo dal merito delle questioni alla legittimità di chi se ne fa interprete. Non se la prendono con il singolo giornale, ma con l'intera editoria cartacea. Non sanzionano le colpe di Autostrade, ma vogliono nazionalizzare l'intera rete. Non criticano il Parlamento, ma lo vorrebbero abolire. Il culmine del grottesco è stato raggiunto domenica, quando, esibendo il broncio del bambino viziato, il giovin Di Maio ha attribuito la colpa dello spread alle opposizioni e ai giornali.
Chi governa si libera così da ogni responsabilità, le colpe sono sempre degli altri. La propaganda si sostituisce ormai del tutto alla Politica. I temi, i tempi e i toni sono quelli televisivi. Urlati, carichi d'odio. Renzi sfotteva, gli attuali odiano. L'odio è la benzina della Rete.
L'odio è il sentimento oggi prevalente. Arde sotto la cenere della società, ci soffiano impetuosamente sopra i due baldanzosi vicepresidenti del Consiglio.A Matteo Renzi, un novellino in confronto, non portò molto bene.
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