Cronache

I giornalisti italiani? I più a sinistra d'Europa

Lo studio sulla faziosità politica dei media. Curini: "Così la stampa perde credibilità"

I giornalisti italiani? I più a sinistra d'Europa

«In media la posizione dei giornalisti è collocata saldamente nello spazio ideologico del centrosinistra, in paesi come Spagna, Svezia e specialmente l'Italia i giornalisti sono ancora più spostati a sinistra». Più in dettaglio, i giornalisti italiani sono quelli più schierati a sinistra rispetto agli altri colleghi in Europa. Un record. A confermare l'evidenza di una categoria spostata in massa, in Italia, verso la stessa parte politica è l'ultimo rapporto di Worlds of Journalism Study (Columbia University Press, 2019), basato su sondaggi demoscopici condotti su oltre 27.500 giornalisti in 67 paesi.

Nella tabella con una scala da 0 a 10, da sinistra a destra, la stampa italiana si trova nella zona di estrema sinistra, evidenziata con un colore rosso scuro, unico paese nel continente europeo, più «rosso» ancora di paesi con una stampa liberal come Spagna e Svezia. All'opposto, nelle diverse gradazioni di azzurro, ci sono Austria, Ungheria, Repubblica Ceca e Gran Bretagna, con una stampa più moderata o conservatrice. Il grafico viene analizzato da Luigi Curini, professore ordinario di Scienza Politica all'Università degli Studi di Milano, in un articolo pubblicato dall'Iref (Institute for Research in Economic and Fiscal Issues), istituto di ricerca con sede a Parigi. Al centro dello studio c'è la connessione tra la partigianeria politica della stampa e la scarsa fiducia dei cittadini verso i giornalisti (in calo ovunque, secondo l'ultimo report della Reuters, e in declino in Italia ormai costantemente da un decennio). I due fenomeni sono strettamente collegati tra loro. «Prendiamo come esempio un paese in cui la maggioranza dei cittadini ha opinioni politiche moderate. E supponiamo che la maggioranza dei giornalisti sia di sinistra, e che una parte dei media invece di riportare le notizie in modo equilibrato (o anche attraverso post sui social network o partecipando a talk show) esprima senza mezzi termini il proprio orientamento politico e non sia quindi percepito come un arbitro neutrale. Ebbene, prima o poi la maggior parte dei cittadini di questo paese inizierà a mettere in dubbio la credibilità dei media».

L'esempio calza perfettamente al caso italiano, che viene preso in considerazione subito dopo. In un grafico si sovrappongono due curve, da sinistra a destra. La prima rappresenta l'orientamento ideologico degli italiani, ricavati da Eurobarometro, dove si vede che la maggioranza degli italiani si colloca al centro, diversamente dalla curva che invece rappresenta la collocazione politica dei giornalisti italiani, molto spostata a sinistra. Lo studio dimostra che più aumenta la distanza ideologica tra cittadini e media, più cresce la sfiducia nell'obiettività della stampa. Non c'è insomma solo il «mantra delle fake news», molto utilizzato (soprattutto a sinistra) per spiegare il calo di credibilità della stampa, e spesso per accusare la destra di diffonderle. C'è anche la smaccata partigianeria di sinistra della maggioranza dei giornalisti italiani (basti vedere l'enorme spazio dato al fenomeno delle «sardine», assurto a titolo di apertura di alcuni quotidiani, o l'ossessione giornalistica per il fascismo e il razzismo che dilagherebbero in Italia) per giustificare la scarsa credibilità di cui gode la stampa.

É lo spunto che suggerisce il professor Curini: «I politici sono criticano rispetto alle notizie e ai media solo per quel che riguarda il mantra delle fake news. I risultati dimostrano che i giornalisti dovrebbero prestare maggiore attenzione a non essere percepiti come di parte. Combattere le fake news va bene.

Ma potrebbe non essere sufficiente per riconquistare la fiducia delle persone».

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