I giudici fermano Salvini

Una sentenza del tribunale di Bologna: residenza ai migranti

I giudici fermano Salvini

I l decreto sicurezza in base al quale gli immigrati clandestini devono lasciare il Paese e non possono iscriversi all’anagrafe per alcuni magistrati è carta straccia. Tanto che nel giro di pochi giorni i tribunali di Firenze prima e Bologna ieri hanno accolto il ricorso presentato da alcuni ospiti dei centri di accoglienza che in base alla nuova legge si erano visti rifiutare dai comuni la domanda di registrazione come cittadini a tutti gli effetti. La sinistra esulta, Salvini incassa il secondo ceffone in poche ore (il primo è stato il licenziamento del suo sottosegretario Armando Siri) e va su tutte le furie: «Se i magistrati vogliono fare politica - ha detto - prima si candidino alle elezioni». In effetti il decreto sicurezza, che piaccia o no, è una legge dello Stato approvata da un Parlamento sovrano e controfirmata dal Presidente della Repubblica che ne ha così garantito la costituzionalità. Disattendere le sue norme è un’evidente sfida del potere giudiziario al potere politico, cosa del resto non nuova nella nostra storia. Il primo ministro della Giustizia della Repubblica, Palmiro Togliatti, sosteneva apertamente che le «leggi si interpretano per gli amici e si applicano ai nemici» e da allora la musica purtroppo non è mai cambiata. Per di più, in questo caso, il nemico non è soltanto la persona fisica Matteo Salvini ma la stragrande maggioranza degli italiani che aveva voluto prima con il voto nelle urne e accolto poi con soddisfazione una legge che arginava il vagabondare per il Paese di disperati senza titoli e spesso in balia della criminalità. Disattendere tutto questo vuole dire «fare politica» attiva, almeno che non si creda che il Parlamento è un covo di criminali e che il Presidente Mattarella sia loro complice promulgando leggi razziste in palese contrasto con la Costituzione. Detto ciò, penso che in queste ore Matteo Salvini stia capendo sulla sua pelle l’enorme differenza che c’è tra il consenso e la possibilità di governare in un sistema così complicato e paludoso qual è l’Italia, inquinata in ogni angolo dal virus della sinistra.

Per di più se frequenti una cattiva compagnia, i Cinque Stelle, che di quel mondo sono la logica prosecuzione, gli eredi che si palesano a lui e agli italiani sotto mentite spoglie. Altri quattro anni così e di Salvini non resterà traccia.

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