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I grillini hanno silurato Morra (che resiste). Ma lui s'inchioda alla poltrona dell'antimafia

Il paradosso: soltanto i 5s lo hanno difeso quando ha insultato la Santelli

I grillini hanno silurato Morra (che resiste). Ma lui s'inchioda alla poltrona dell'antimafia

C'è uno strano effetto domino innescato dalle frettolose espulsioni annunciate da Vito Crimi. Il reticolo delle norme interne dei 5 stelle si scontra con le norme dei regolamenti parlamentari e il rischio è che si producano effetti opposti a quelli voluti. Il nuovo caso è il ruolo di Nicola Morra come capo della Commissione antimafia.

Il senatore eletto in Calabria ha ribadito più volte, l'ultima ieri a SkyTg24, di volersi «imbullonare» alla poltrona: «Molti -ha raccontato- vorrebbero che io lasciassi, forse per normalizzare. Io penso il contrario, penso che si possa continuare a onorare il mandato senza guardare in faccia a nessuno». Morra la butta sui cavilli: «Sono fuori dal gruppo parlamentare del Senato ma non dal Movimento 5 Stelle, da quello che mi risulta. C'è una procedura da seguire, solo quando sarà conclusa allora si potrà dire che sono fuori dal M5s». Gli ex compagni d'avventura però non sono d'accordo: dopo le espulsioni, avendo perso consistenza numerica, rischiano di perdere posti da sottosegretario e presidenze di commissioni, difficile che siano disposti a cedere sull'Antimafia che a Morra aveva garantito una certa visibilità.

Una visibilità che Morra ha usato nel peggiore dei modi quando ha criticato i calabresi per aver votato la defunta presidente della Regione, la forzista Jole Santelli, sostenendo che la mancanza di una guida della Regione se l'erano cercata votando una persona malata. Affermazioni disgustose, che si erano attirate critiche trasversali e la richiesta di tutto il centrodestra a Morra di dimettersi dalla carica nell'Antimafia, arrivando a disertare le sedute finché il senatore M5s fosse rimasto al suo posto. Ma invano: i partiti del centrosinistra si erano girati dall'altra parte e il M5s aveva fatto quadrato attorno a Morra.

Ora si sta per innescare un nuovo paradosso: potrebbero essere proprio i grillini a voler scaricare l'ex compagno di partito. «Fino a ieri -racconta il senatore Antonio Iannone, componente in quota Fdi dell'Antimafia- la presidenza della Camera ha sostenuto che non esisteva una procedura per sfiduciare Morra e se noi ci fossimo dimessi avrebbe chiesto altre designazioni ai partiti per sostituirci. Spero proprio che ora non vorranno sostenere il contrario».

Resta da vedere anche che tipo di consistenza e rappresentanza i dissidenti grillini riusciranno ad avere. Numericamente sono molti, circa 45 tra Camera e Senato. Quanto basta per formare gruppi autonomi in entrambe le camere. Peccato che al Senato un nuovo regolamento, voluto anche dai grillini per frenare i cambi di casacca, vieti di formare nuovi gruppi se non si dispone di un simbolo già presentato alle elezioni. Si parla di ripescare Italia dei valori.

Ma secondo il costituzionalista Salvatore Curreri, l'unico eletto legittimato a portare il simbolo se aderisse al gruppo sarebbe Casini. Pierferdi con i grillini dissidenti?

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