Polvere di stelle. Non resta nient’altro nel movimento di Gigi DI Maio. La settimana, per loro, è stata durissima. Amara. Tossica. Tre senatori “pentastellati” hanno fatto il salto del grillo e molti altri sono pronti a saltare insieme a loro. A buttarsi a capofitto tra le braccia accoglienti del “capitano”. Che non aspetta altro. Minimizza lui, ma gode. Ride dentro e si diverte. Un po’ meno Giuseppe Conte che, anche questa settimana, ha dovuto fare i conti con i suoi “alleati” di governo. E se a fermare i salti non ci pensa Gigi, se ne occupa Conte. “Vi prego, non fatelo… Dovranno aspettare anni per tornare al Governo” avrebbe detto Giuseppi ai parlamentari del Movimento 5 Stelle. Conte non ha proprio voglia di abbandonare Palazzo Chigi e la sua comoda doccia con i famosi 8 getti idromassaggio. Questa lotta per la sopravvivenza, come sempre, ci offre il peggio della settimana.
GIUSEPPE CONTE
Lotta giornalmente per tenere in piedi la maggioranza. A gennaio, però, verifica di Governo. Già prevedibile. Andrà liscia come l’olio. Le cose non vanno molto bene ma lui insiste: “Noi abbiamo preso l'impegno di governare questo paese fino al 2023, alcune urgenze che il Paese ci chiede sono riforme strutturali e non possiamo prendere in giro i cittadini dicendo che le facciamo in due o tre mesi". Ma arriverà al 2023? Al momento non è dato sapere.
MATTEO SALVINI
Nel frattempo, il “capitano”, pensa all’ambiente e ai finocchi. Si fa fotografare sorridente con un mazzo di verdure in mano dopo una settimana passata sui treni a fare su e giù per l’Italia. Arrivato in Calabria ha pensato pure di partire: “Oh, un barchino… quasi quasi parto.” Ma per dove? Forse ha capito che non c’è trippa per gatti? In fondo è molto difficile che il Parlamento venga sciolto per dare la parola agli Italiani. Anche se la maggioranza in Senato scricchiola. Tra un finocchio e una pizzetta lui conquista i senatori di Gigi e gli da il benvenuto. Riuscirà a prendersene altri?
LUIGI DI MAIO
Gigi è su tutte le furie. “Salvini ha aperto il mercato delle vacche. Ci dica a quanto vanno al chilo…” insinua il leader zoppo del Movimento 5 Stelle che ora vorrebbe “lavorare con le Sardine”. Gigi non sopporta l’idea che Salvini gli possa prendere i suoi soldati. E tra un disegnino e un altro cade nella trappola delle banche.
MATTEO RENZI
Dopo essersi fatto una bella scorpacciata di biscotti alla nutella lancia una stoccata ai 5 stelle: “Sulle banche ci hanno rovesciato tanto fango ma avevamo ragione noi: davanti al Decreto sulla Pop di Bari dovrebbero almeno chiedere scusa. Ma noi pensiamo solo all’interesse di risparmiatori e lavoratori: la nostra serietà è più forte della loro ipocrisia.” Una nuova spaccatura divide i compagni di merenda.
GIANCARLO GIORGETTI
Il braccio destro di Salvini, l’uomo ombra, sgancia la bomba: “Draghi Premier? Perché no! Si potrebbero fare insieme le cose urgenti, non si governa sulle macerie.” La lega apre a Mario Draghi, il simbolo dell’Europa cattiva. Un uomo che, fino a ieri, hanno sempre combattuto. Because? Perché? “Why not?” risponderebbe sornione Salvini.
LE SARDINE
Arroganti invadono Roma. La piazza è piena, senza dubbio. Zingaretti e Renzi vorrebbero mettergli il cappello, ma non ci riusciranno. L’ego di Mattia Santori è smisurato. Cammina scortato dai polpi e da poca confidenza. Si atteggia a leader, quale non è. Dall’alto di un rimorchio di un camion (costato undicimilaeuro) legge un discorso perentorio, quasi da ducetto. Altro che Salvini e il fascismo. PRETENDIAMO, questa è la parola ripetuta come un mantra dal giovane “comunista” da piazza. Loro pretendono. Si, proprio così… Cosa? “Uno. Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi politiche invece di fare campagna elettorale permanentemente. Due. Pretendiamo che chiunque ricopre la carica di ministro comunichi solamente nei canali istituzionali. Tre. Pretendiamo trasparenza nell’uso che la politica fa dei social network, sia economica che comunicativa. Quattro. Pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca lo sforzo” che facciamo “in messaggi fedeli ai fatti. Cinque. Pretendiamo che la violenza venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica in ogni sua forma.
E’ il momento che la violenza verbale venga equiparata alla violenza fisica. Sei. Chiediamo di ripensare il decreto Sicurezza: c’è bisogno di leggi che non mettano al centro la paura, ma il desiderio di costruire una società inclusiva.” Intesi?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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