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I GUAI DEI PRIMI CITTADINI

RomaCon la spazzatura ci lavora da oltre 15 anni. Fa parte dell'ufficio di presidenza dell'Anci, con delega al settore energia e rifiuti, e negozia tutti gli accordi nazionali sulla raccolta differenziata. Insomma, Filippo Bernocchi è un vero esperto in materia. E per prima cosa ci tiene a sfatare un luogo comune che vede l'Italia come fanalino di coda dell'Europa per lo smaltimento dell'immondizia.

Riesce difficile pensare all'Italia come un Paese virtuoso.

«E invece, a parte alcune aree metropolitane, come Roma, Napoli e certe città della Sicilia, l'Italia sulla raccolta dei rifiuti sta andando bene. A livello di riciclo di materia è allo stesso livello della Germania. E poi bisogna smettere di parlare di raccolta differenziata ma di effettivo riciclo, perché se la differenziata è fatta male e quindi ha una percentuale di impurità molto alta, va dritta in discarica. Invece se è fatta bene va direttamente al riciclo. E l'Europa ci chiede il riciclo, la differenziata è solo un mezzo per arrivarci. La percentuale raggiunta dall'Italia è un po' sopra al 30 per cento, l'obiettivo al 2020 che ci chiede l'Unione europea è del 50 per cento. E questo traguardo è già stato tagliato in sette regioni, tutte del Nord».

Dai rifiuti così trattati cosa si ottiene?

«Materiali che si possono commerciare. Si chiamano materie prime-seconde e si vendono alle industrie: sono carta cartone, acciaio, alluminio, polimeri plastici. Dai rifiuti elettronici invece viene fuori rame, argento, litio, acciaio, alluminio».

I rifiuti, dunque, possono essere considerati una risorsa?

«Sono una risorsa importantissima. Noi sediamo su vere e proprie miniere urbane. Di alcuni rifiuti, come per esempio quelli elettronici, arriviamo a riciclare fino al 98%. E teniamo presente che l'Italia in particolare è povera di materie prime, le importiamo quasi tutte».

Perché questo gap tra Nord e Sud nella gestione della spazzatura?

«Perché al Nord c'è una realtà industriale, quella delle municipalizzate, molto sviluppata, che ha fatto investimenti. E si vede. I cittadini sono abituati a pagare le tariffe. Al Sud invece ancora no. Non sempre.

In alcune realtà c'è una percentuale di evasione che si aggira intorno al 70%».

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