
Milano È un fine settimana di lavoro intenso, non c'è dubbio, per gli avvocati di Giuseppe Sala. Venerdì hanno ufficialmente potuto vedere la richiesta di proroga delle indagini sull'appalto per la Piastra di Expo 2015, le due scarne paginette che riportano il nome del sindaco di Milano tra quelli dei nuovi indagati (l'altro è l'imprenditore Paolo Pizzarotti). Sala è indagato per falso materiale e falso ideologico in concorso per aver - spiega un'informativa della Gdf del 2013 - da ad della società che ha organizzato l'Esposizione universale retrodatato illecitamente due verbali relativi alla sostituzione di altrettanti membri della commissione giudicatrice della gara per l'appalto più importante, quello andato poi alla Mantovani grazie a un ribasso montre del 42 per cento. Nominato il difensore Salvatore Scuto, è partito lo studio delle carte in vista di un colloquio con il sostituto procuratore generale di Milano Felice Isnardi, lo stesso che il 10 novembre ha avocato l'inchiesta togliendola alla Procura della Repubblica, che invece ne aveva chiesto l'archiviazione. Archiviazione d'altro canto bocciata dal gip Andrea Ghinetti.
Dal terzo piano del Palazzo di giustizia è trapelata la massima disponibilità ad ascoltare Sala. Anche se è difficile che già domani il sindaco bussi alla porta del pg. È più probabile che si muovano prima i suoi avvocati con un incontro «esplorativo» con i magistrati per un chiarimento sulle esatte accuse mosse al loro assistito. Il documento con la richiesta di sei mesi di proroga delle indagini, fino al 10 giugno 2017, è molto preciso a riguardo. Elenca solo una ipotesi di reato per il primo cittadino con data e luogo di presunta commissione: Milano, 30 maggio 2012. È vero anche però che Isnardi indaga da poco più di un mese e nulla gli vieta in futuro di formulare altre ipotesi. Capire dove andrà a parare sarebbe cruciale per i legali, per Sala e per il destino della città. Ma appare una missione quasi impossibile. L'interlocutore infatti è più che mai cauto e abbottonato. Dopo il primo colloquio, comunque, sarà fissato plausibilmente l'interrogatorio vero e proprio del sindaco indagato, che potrebbe svolgersi prima di Natale.
C'è poi il nodo della proroga delle indagini. Il gip Lucio Marcantonio ha tra i cinque e i sette giorni per accoglierla o no. Normalmente il via libera è considerato scontato. L'avvocato Federico Cecconi, che difende Antonio Acerbo, uno degli indagati dell'inchiesta originaria partita nel 2012, è orientato a fare opposizione. E quelli di Sala? Anche tale aspetto viene valutato in queste ore, ma vista la vicenda praticamente inedita non è escluso il deposito di una memoria di opposizione - prevista per legge - pure da parte loro. Se ci saranno i sei mesi supplementari, starà poi al pg decidere: o stralciare la posizione di Sala da quella degli altri indagati e chiedere l'archiviazione. Oppure, ed è lo scenario che sembra più probabile viste le iniziative fin qui adottate dalla Procura generale, prendersi tutto il tempo a disposizione per indagare e formulare la richiesta di rinvio a giudizio.
Intanto ieri sul Fatto l'ex aggiunto di Milano Alfredo Robledo, costretto al trasferimento dopo uno scontro con l'allora capo Edmondo Bruti Liberati proprio sui fascicoli di Expo, si compiace: «Finalmente uffici inquirenti milanesi ripristinano l'autonomia delle indagini. Nel 2014 alla Procura c'era stato un abbraccio mortale tra magistratura e politica». Mentre il Codacons invia una diffida al sindaco: decida in 15 giorni se riprendere l'incarico oppure dimettersi.
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