Matteo Salvini annusa l'aria di complotto sul caso della Sea Watch, la nave che ha trasportato e fatto sbarcare, su ordine della magistratura, 47 migranti nel porto di Lampedusa. Il ministro avrebbe appreso la notizia in diretta da Massimo Giletti. Ma in realtà, fonti del ministero dell'Interno confermano a Il Giornale che Salvini fosse già a conoscenza della decisione della Procura del sequestro della nave e dello sbarco. Ma avrebbe fatto finta di nulla per evitare un nuovo caso Diciotti. Al netto di questo passaggio, sono altri gli aspetti che impensieriscono il leader del Carroccio. Da un lato, l'alleato di governo grillino, che cambia linea sull'immigrazione, sposando lo slogan accogliamoli tutti «della sinistra, dall'altro, la magistratura che interviene a gamba tesa sul potere esecutivo bloccando una decisione del Viminale. Il leader della Lega non lo dice apertamente, ma comincia ad avere seri dubbi sulla lealtà di Luigi di Maio e del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Intravede, dietro la decisione della magistratura di autorizzare lo sbarco di migranti in Italia, un asse tra i Cinque stelle e pezzi della magistratura: un patto che punta a sabotare tutta la linea leghista sulla lotta all'immigrazione incontrollata. «Se li ha fatti sbarcare per arrestare l'equipaggio e sequestrare la nave che non sarà più in giro nel mediterraneo, allora mi può andar bene, ma se la nave continuerà ad andare a zonzo per il mediterraneo allora avrei delle valutazioni diverse» commenta Salvini, intervistato dal programma di Rete Quattro "Quarta Repubblica». In ogni caso, ha garantito Salvini: «Il procuratore si è preso la responsabilità di dire si allo sbarco». Per la Sea Watch il ministro dell'Interno Matteo Salvini è convinto che andrà diversamente. Ci sono, ha detto al forum Ansa, «evidenze di connivenze tra terra e mare, tra trafficanti di esseri umani e aiutanti di esseri umani. Conto che questo sia stato l'ultimo viaggio illegale di questa nave fuorilegge, senza togliere il lavoro agli altri E' un clima di sospetti, veleni e paura che sta accompagnando la maggioranza gialloverde nell'ultima settimana prima del voto alle elezioni europee. Clima reso ancor più incandescente dall'annuncio dell'ex capo della Procura di Torino Armando Spataro di scendere in piazza contro il ministro dell'Interno: «Stringiamoci attorno a loro, se necessario scendiamo in piazza in loro onore, parliamo e informiamo» scrive nel messaggio inviato ai pm di Agrigento. Ma se Salvini ha messo in conto la mobilitazione di pezzi della magistratura, dopo il braccio di ferro con la procura di Agrigento, non ha invece, calcolato il quasi tradimento dell'alleato di governo. Che ora, a differenza del precedente sulla nave Diciotti, si smarca completamente dall'azione politica leghista sull'immigrazione. Sospetti confermati dalla freddezza con cui il capo politico dei Cinque stelle Di Maio commenta l'episodio: Se il ministro dell'Interno viene a sapere che stanno sbarcando da una nave dei migranti mentre sta in un talk show è lui che deve spiegare, non noi. «Noi siamo leali e sostenitori della politica che abbiamo portato avanti fino ad ora sui migranti. Io sono stato anche uno di quelli che si è autodenunciato sulla questione Diciotti.
Sono stato archiviato e questo dimostra che avevamo fatto bene. Maè lui il ministro dell'Interno, spieghi lui». E anche lo scontro tra i due sottosegretari agli Esteri, Di Stefano (M5S) e Picchi (Lega) certifica una guerra, non più silenziosa.
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